Il silenzio assoluto. E Vocedipopolo, cattedrale nel deserto. Insieme, per la verità, a qualche altra voce. E’ così che è stata non accolta stamane la notizia data da noi per primi dell’accoglimento del ricorso del dirigente del Comune Riccardo Pagano, esautorato ad ottobre del 2019, che di fatto obbliga il Comune di Messina a reintegrarlo nelle sue funzioni.
Del silenzio del Sindaco non avevamo dubbi. Ma per quanto si cerchi di ignorare la notizia non si potrà far finta di niente rispetto alle conseguenze che tale atto disposto dal giudice del lavoro Rosa Bonanzinga.
La portata di quanto accaduto è enorme, anche grazie all’impostazione del ricorso rafforzato da un sub procedimento cautelare in corso di causa che ha ridotto a soli 40 giorni i tempi per la sentenza. Adesso, come detto, il dirigente Pagano dovrà essere reintegrato bel suo ruolo mandando a gambe all’aria una delle “rivoluzioni” deluchiane. Dovrà anche essere reintegrata la sua indennità, ma ciò potrebbe avvenire fra non poco tempo con la valutazione sul merito.
LE CONSEGUENZE: ERANO PAGATI NONOSTANTE STESSERO A CASA
Il fatto rilevante è che anche gli altri tre dirigenti, Romolo Dell’Acqua, Ambiente e Sanità, Domenico Manna, Cimiteri e Verde pubblico e Mario Pizzino, Mobilità urbana, non licenziati, ma, come prevede la legge, posti in disponibilità e che il Comune ha continuato a pagare all’80% (dovrà farlo per due anni) nonostante non lavorino, potranno sfruttare questo precedente per ottenere anche loro il reintegro.
Insomma, non solo il Comune è soccombente nella “battaglia dei dirigenti” della rivoluzione della pianta organica intentata da De Luca, ma nei fatti l’Ente ha dovuto continuare a pagarli all’80% nonostante fossero a casa.
Se prima era una vittoria di Pirro, adesso è una Waterloo.