Olga Cancellieri sarebbe morta dopo 38 minuti dall’incidente. Sul caso pesa il tempo intercorso tra la richiesta di ambulanza al 118, passando per il numero unico emergenze, e l’arrivo effettivo del mezzo con i sanitari a bordo.
“La richiesta di ambulanza per l’incidente occorso all’avvocato Cancellieri è giunta dal numero unico emergenze alla nostra centrale operativa alle 20 e 45. L’ambulanza è arrivata alle 21.05 sul posto“, lo dichiara il dottore Domenico Runci, direttore della Centrale Operativa del 118 di Messina e Provincia. “Sono passati circa 20 minuti, quindi, dalla richiesta all’arrivo dell’ambulanza, che, tengo a sottolineare, era fornita di personale addestrato specificatamente al primo soccorso, quindi in grado di prestare aiuto alla signora” continua Runci.
“L’orario di richiesta dell’ambulanza viene registrato ed emesso dal sistema informatico. Pertanto quello delle 20.45 è inoppugnabile. Così come quello di arrivo. L’operatore della sala operativa ha davanti a sé uno schermo che comunica automaticamente la disponibilità dell’ambulanza. La prima ambulanza non è quindi arrivata dopo 38 minuti, come ha detto il quotidiano locale, ma dopo circa 20 minuti e ricordiamo che noi partiamo dal Papardo. Ovviamente abbiamo inviato tutta la documentazione al Magistrato“.
“Siamo molto dispiaciuti della morte dell’avvocato Olga Cancellieri, ma siamo certi di aver operato in modo professionale come sempre facciamo. La seconda ambulanza con il medico a bordo, infatti, è arrivata sul posto solo 5 minuti dopo la prima. Ma nonostante le manovre effettuate per salvare la vita alla professionista nulla è valso all’obiettivo. Il problema, semmai, è quello relativo al numero di medici a disposizione” dice Runci.
“Il problema c’è. Abbiamo un totale di 28 ambulanze medicalizzate per tutto il territorio della provincia di Messina. Un numero che potrebbe essere aumentato ma che oggi si scontra con la carenza di medici. Attingiamo, infatti, ai medici dell’Asp che sono medici di famiglia e che spesso preferiscono svolgere esclusivamente la loro funzione di medici di famiglia, più al riparo dal rischio di denunce” conclude Runci.