di Giuseppe Bevacqua
Non c’è né destra e né sinistra. C’è stata solo gratuita e ingiustificata violenza da condannare e basta. A Roma si sono visti mischiati alla folla di manifestanti i neo fascisti, come sono stati definiti. A Milano la violenza è arrivata dagli anarchici, come sono stati in quel caso classificati.
Ma, oltre ogni presunta matrice politica, di fondo c’è quel che emerge: la condanna di un sistema politico che non risponde a dovere ai bisogni, che si è ripiegato su sé stesso da ormai troppo tempo e che ha perso ogni contatto con la vita reale, perdendo di vista la scala delle priorità della gente, di quel popolo che oggi si riscopre sovrano e che è semplicemente stanco e disilluso.
La violenza è sempre un segnale allarmante, intollerabile, ma in questo caso è scontato, anzi tardivo. E’ il segnale, chiaro e lampante, di un malcontento diffuso che in altri Paesi avrebbe già fatto scoppiare ben altre rivolte, che in Italia, invece, ha stentato a scatenarsi per questioni ideologiche e caratteriali tipiche del “volemose bene” tutto italico che ha fatto sopportare di tutto e di più.
Il Green Pass è solo una “scusa”, anzi la goccia che sta facendo traboccare un vaso fatto di crisi, di sofferenza e di mancati ascolti da parte di chi dovrebbe decidere, che lo fa senza però ascoltare davvero. E’ forse giunto il momento di fare autocritica. Prima che sia troppo tardi. Il momento di passi indietro per farne in avanti, verso la gente. Quel “popolo sovrano” che è sceso in piazza ha commesso un solo errore: mischiarsi e permettere che si mischiasse a loro, chi del popolo non gliene frega un bel niente. Facinorosi, agitatori, nostalgici che non attendevano altro che il momento di poter menare le mani. E l’hanno fatto, creando non solo danni fisici, ma soprattutto morali nei confronti proprio di chi inneggiava alla “libertà di scelta”. La protesta è stata snaturata, avvelenata, con il risultato che i riflettori si sono oscurati ed inquinati da ben altro. Le “famiglie in piazza” sono così diventate un tragico tutt’uno con quei facinorosi, virus letali proprio di quella libertà che ne voleva essere il vessillo degli “altri”, di coloro che dovevano e devono ribellarsi a queste intrusioni. Perché finché ci sarà libertà di scelta sarà libera anche la scelta di manifestare e dire no. Una libertà da difendere da chi vorrebbe strumentalizzarla per proprie rivincite ideologiche o personali.
Non è, quindi, solo una questione di vaccino o non vaccino. Ciò che c’è in ballo è molto di più che un tampone gratuito o un green pass contestato: in gioco c’è la democrazia partecipata, che di partecipato non ha più un bel niente, da ormai troppo tempo.
E’ l’ora di fare i conti con decenni di corruzione, di malaffare e di connivenze tra politica e troppo denaro che dalle tasche delle famiglie è sfumato in costi per la politica, appunto, sempre più alti ed ingiustificati ed indifendibili. Non si tratta di sciogliere Forza Nuova oggi, o il Partico Comunista domani, perché e quanto potrebbe accadere se si creasse il precedente, ma di scendere al popolo e riconquistare la fiducia della gente. E’ l’ora di parlare chiaro e di produrre fatti che tengano conto davvero dei drammi quotidiani, che da troppo tempo non entrano più tra le mura del palazzo del Governo.
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