“La Confcommercio di Messina ha una storia troppo importante e gloriosa alle proprie spalle per consentire lo stato di cose. Non è più tollerabile la mancanza di trasparenza ed il muro di gomma contro cui questi consiglieri debbano cozzare per vedere riconosciuto il diritto, loro e degli associati, di conoscere come stanno le cose in casa loro“.
E’ il messaggio che oggi con forza e quasi disperato giunge dalla conferenza stampa tenutasi nella sala consiliare della Camera di Commercio di Messina, dai consiglieri di maggioranza della Confcommercio.
Un durissimo atto d’accusa senza appello nei confronti dell’attuale presidente, Carmelo Picciotto, convitato di pietra dell’incontro.
“Mancano i bilanci di previsione e consuntivi degli ultimi tre anni, manca la nomina del collegio dei revisori, mancano i probiviri” scandisce l’avvocato Agatino Cariola del Foro di Catania, incaricato dai componenti del CDA di Confcommercio di approfondire la vicenda e di far valere i diritti sociali e societari di tutti gli iscritti in questa vicenda che ha toni a dir poco kafkiani.
Il richiamo al paradossale non è gratuito in quanto ascoltando le accuse e le mancanze derivanti, secondo i consiglieri, da questa direzione di Picciotto della struttura di ConfCommercio Messina, scaturisce una domanda che, in effetti, è stata posta da chi scrive in conferenza: “Le mancanze da voi riferite, circa i bilanci non approvati, il collegio dei revisori non nominato, l’assenza dei probiviri, e, non ultima, la nomina di un direttore da parte di Picciotto della quale, asserite, non avete neanche potuto vedere la delibera, come dichiarato in conferenza, quali reazioni concrete hanno determinato in voi componenti del CDA, fino ad oggi? Insomma perché attendere solo oggi per lanciare l’allarme, vista anche la responsabilità in solido che pesa in capo a chi riveste il vostro ruolo nell’associazione che è Confcommercio, con funzione riconosciuta di ente pubblico?”.
La risposta dei presenti in conferenza è quella che disegna un “muro di gomma”, come già si è scritto, contro il quale si sarebbe infranta ogni richiesta di chiarimento circa gli atti della gestione da parte del presidente. Atti che, si badi bene, Picciotto nella sua qualità di presidente, è libero di compiere ma con il dovere di rendicontazione “entro dieci giorni dall’averli posti in essere”.
Ma qual è la preoccupazione più grande dei consiglieri di maggioranza del CDA di Confcommercio?
“Non sappiamo se l’ente di fatto è esposto finanziariamente ed in che termini. Non abbiamo alcuna contezza di come sia stata fatta la nomina dell’attuale direttore, né del perché ad oggi i bilanci non siano stati presentati. Ad ogni richiesta ci viene detto che ‘i documenti sono là’, un immateriale ed indeterminato ‘là’ a cui non corrisponde nella realtà alcun foglio ufficiale che possa fare chiarezza“.
E’ sulla base di quanto fin qui descritto che i consiglieri di maggioranza di ConfCommercio Messina oggi hanno ribadito la loro fermezza nel aver rimesso il proprio mandato nelle mani della direzione nazionale, “la sola che può determinare il commissariamento dell’ente di Messina“. “Un atto necessario che duole, ma che serve al fine a poter fare chiarezza e disporre un definitivo reset ad una situazione divenuta ormai insostenibile. Situazione, si badi bene, alla quale ci opponiamo e ci siamo opposti ormai da troppo tempo con tutti i sistemi possibili ma che oggi ha comportato anche la scelta di incaricare un legale a tutela di tutti gli associati e le categorie che rappresentiamo” hanno concluso i consiglieri.