Suona la campanella nella gran parte delle scuole italiane ed è il terzo anno scolastico con il Covid. Il green pass obbligatorio anche per i genitori metterà a dura prova l’organizzazione delle 53.476 mila scuole statali e paritarie sul territorio. L’11 settembre è entrato in vigore Il DL 122 che non fa affatto sconti alla scuola dell’infanzia. Ed il rischio è di creare il caos nelle 13.234 sedi delle scuole statali dell’infanzia e nelle 8.590 scuole paritarie, tra comunali e private.
Rientrano a scuola oggi 3.865.365 alunni delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Umbria, Veneto, oltre a quelli della Valle d’Aosta e della Provincia di Trento. Le lezioni sono già riprese il 6 settembre per gli studenti della Provincia di Bolzano, mentre inizieranno domani, 14 settembre, per 192.252 alunni della Sardegna, il 15 settembre per 1.706.814 bambini e ragazzi delle Regioni Campania, Liguria, Marche, Molise e Toscana, il 16 settembre per 829.028 studenti del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia.
Così un milione e 330 mila bambini dai 3 e i 5 anni della scuola dell’infanzia ed i loro genitori, di cui 850 mila frequentano la scuola statale e altri 480 mila la scuola dell’infanzia paritaria dovranno affrontare una giornata di fuoco, soprattutto nella scuola per l’infanzia dove è normale la presenza dei genitori all’inizio dell’attività scolastica al fine di favorire l’inserimento e l’impatto con il nuovo ambiente ma anche successivamente.
Si tratterà di controllare manualmente i green pass di un milione e 330 mila genitori (o familiari accompagnatori). Un’operazione concentrata nell’arco di circa un’ora , che dovrà essere ripetuta otto ore dopo nel momento in cui i genitori o accompagnatori (spesso non le stesse persone del mattino come i nonni, zii e tate) li andranno a riprendere. Si tratta di quasi 2,7 milioni di controlli manuali ogni giorno.
“Siamo tornati in classe, è una gioia vedere le classi piene di ragazzi. Riparte una scuola che deve non solo riaprire – in molte regioni è stata aperta lo scorso anno – ma anche ripensarsi, deve tornare a essere il centro della nostra comunità ed essere conscia di se stessa. Il compito della scuola quest’anno è farci sentire Paese”. Lo ha detto a Sky il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Più facile nelle piccole scuole con pochi alunni, dove non dovrebbero esserci particolari problemi per il controllo, e macro istituti con tante classi, o sezioni nella scuola dell’infanzia, localizzate soprattutto nei centri più popolosi, dove si rischia il caos. “Ci sono casi limite – evidenzia l’analisi di Tuttoscuola – come quello della scuola di San Cesareo (Roma) che di sezioni ne ha ben 19 con 425 bambini oppure nelle scuole di Acerra e Giugliano (Napoli) che di sezioni ne hanno ciascuna 17 rispettivamente con 338 e 329 bambini iscritti l’anno scorso o anche la scuola di Ghedi (Brescia) anch’essa con 17 sezioni e 364 bambini”.
E Tuttoscuola fa i calcoli: “si tratta di una situazione mai sperimentata: per comprendere cosa potrebbe accadere è necessario percorrere le operazioni che si svolgono per l’accesso ad una scuola, facendo riferimento a un caso concreto.
Proviamo a immaginare cosa può accadere in una scuola con 200 bambini (ce ne sono centinaia sul territorio, e ce ne sono dodici che hanno addirittura oltre 300 bambini iscritti).
Ipotizziamo che il 70 per cento dei genitori, o comunque di chi accompagna a scuola l’alunno, disponga del green pass. In tal caso 140 genitori (nella gran parte dei casi mamme) si metteranno in fila, con i loro bambini, per la verifica del green pass, mentre altri 60 rimarranno fuori del portone dell’istituto, in attesa che qualcuno venga da dentro a prendere in consegna i figli.
Immaginiamo che la scuola incarichi due addetti (collaboratori scolastici, cioè bidelli) per la verifica. Si creeranno due file in ciascuna delle quali confluiranno 70 accompagnatori. Il tempo minimo per verificare la validità del green pass è stimabile in almeno 30 secondi (e in molti casi le scuole prevederanno anche la misurazione della temperatura). Vuol dire che il tempo di attesa in quel caso potrebbe arrivare a circa 35 minuti, da trascorrere con un bimbo di tre o cinque anni accanto, se non in braccio. Ai quali andrà aggiunto il tempo, superato il punto di accesso, per portare i bambini in classe, accudirli e lasciarli alla maestra, quindi almeno altri 10 minuti. Quanti genitori si possono permettere di dedicare 45 minuti al mattino e quasi altrettanto al pomeriggio, che si sommano ai tempi per raggiungere la scuola? Con tutte le difficoltà che spesso hanno nel mettere in piedi una rete di aiuti familiari.
Ma i problemi non sono finiti qui, e riguardano i genitori non dotati di green pass. Nell’esempio precedente quei 60 genitori, non potendo entrare, dovranno lasciare i bambini alla porta di ingresso della scuola. Ma a chi? Non alle maestre, che – salvo i casi in cui c’è un orario momentaneamente ridotto che consente la compresenza dei due docenti – devono rimanere nelle aule a sorvegliare gli alunni che nel frattempo saranno arrivati dopo aver superato i controlli. Le scuole dispongono di ulteriore personale oltre a quello schierato per i controlli (che peraltro dovrebbe fare la spola tra l’atrio e le classi per ciascun alunno)? Ammesso (e non concesso) che sia così, si pone un altro problema, molto delicato dal punto di vista educativo: il genitore dovrebbe lasciare il bambino nelle mani di una persona che non è la maestra, che lo accompagnerà in aula. Un passaggio che potrebbe anche essere traumatico soprattutto per bimbetti di tre anni. E non potrà comunque fare quell’accompagnamento utile affinché il bambino non senta il distacco. Non potendo accompagnare il figlio dentro la scuola, molti genitori preferiranno tenerseli a casa o affidarli a qualche familiare.
Le problematiche descritte si inaspriscono nei casi di alunni con disabilità, di alunni non supportati da una rete familiare forte (come una parte rilevante di alunni stranieri) e quando i genitori devono venire a prendere i figli durante l’orario scolastico per una indisposizione. In quel caso il genitore deve firmare. Nel caso sia privo di green pass, la riconsegna dell’alunno e la firma dovranno avvenire fuori della scuola?
Dal Ministero dell’istruzione non sono state inviate al momento note operative alle scuole su come gestire questa situazione che coinvolge anche i genitori. Né le scuole hanno avuto il tempo di prepararsi, essendo stato reso noto il decreto solo venerdì scorso.
A poche ore dall’avvio delle operazioni che potrebbero creare difficoltà e tensioni, non ci si può che porre alcune domande: è stata valutata fino in fondo la particolarità di questo segmento di scuola? Chi ha scritto il decreto a Palazzo Chigi, forse senza ascoltare veramente neanche il Ministero dell’istruzione (una tendenza che si va consolidando), conosce gli intricati e delicati aspetti operativi che caratterizzano un sistema complesso come quello della scuola, che coinvolge ogni giorno oltre 20 milioni di persone? Può essere opportuno sospendere in via straordinaria l’applicazione del decreto legge almeno per la scuola dell’infanzia, anche per consentire a tutti i genitori di munirsi del green pass? La strada alternativa, visti i problemi organizzativi che possono determinarsi, sembra solo una (ma richiederebbe un altro decreto): l’obbligo vaccinale”.
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