“L’ANOMALIA DE LUCA”, FENAPI E LE “CONSULENZE” DA 80MILA EURO AL MESE. ARTICOLO UNO “QUANDO HA IL TEMPO DI FARLE?”
DE LUCA SI DIFENDE MA NON CHIARISCE. Restano i dubbi sulle nomine potenzialmente inconferibili e sulle cospicue consulenze
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MESSINA, 27 AGO – NOTA STAMPA ARTICOLO UNO – Avendo letto e ascoltato l’intervista che Cateno De Luca ha rilasciato alla Gazzetta del Sud, un primo elemento appare evidente e per certi aspetti preoccupante: oltre che attestarsi, con tutta evidenza su posizioni difensive, dimostra di non avere avuto e, soprattutto, di non avere un progetto per il futuro della città. Buona parte delle sue dichiarazioni si concentra sulle proprie personali aspirazioni politiche a livello regionale e continua a buttare discredito sul Consiglio Comunale che agirebbe per “capricci”.
Al netto delle domande dei giornalisti, il Sindaco avrebbe potuto orientare l’intervista su alcuni temi fondamentali per il futuro della città. Evidentemente non avendo chiaro che amministrare non è la stessa cosa che governare, De Luca evidenzia questo macroscopico limite: non avere una visione della città presente e futura. Su questo, come abbiamo fatto già in passato, come movimento politico presto torneremo a cimentarci, perché riteniamo fondamentale dare il nostro contributo di idee e proposte per la costruzione di un progetto che possa delineare una prospettiva di sviluppo per Messina.
In questo momento riteniamo utile soffermarci su due temi toccati nell’intervista: le nomine e le consulenze di De Luca.
Sulle tante nomine di soggetti potenzialmente incoferibili, oggetto di accese polemiche in questi giorni, le risposte di De Luca sono apparse surreali. Il sindaco ha dribblato la questione tentando di addossare le responsabilità unicamente alle commissioni esaminatrici o ai responsabili anticorruzione di enti e società partecipate. Ci pare un atteggiamento pieno di ipocrisia, innanzitutto dal punto di vista politico. Tutti sanno, infatti, che De Luca ha esercitato, in questi anni, il potere in modo ferreo ed esclusivo al punto che appare risibile non ritenere che ogni nomina, anche la più insignificante, non sia stata voluta e decisa da lui e solo da lui. A maggior ragione è ridicolo prendere le distanza rispetto ad alcune nomine fiduciarie, come i presidenti e consiglieri di amministrazione di pertinenza del socio unico Comune di Messina, rappresentato in Assemblea dei Soci direttamente dal Sindaco: quelle sono nomine di cui De Luca non può non assumersi la piena paternità.
Come leggere allora il tentativo di chiamarsi fuori dalle responsabilità? Forse perché teme un eventuale ricaduta penale che potrebbe derivare dalla reiterata l’inosservanza del Decreto Legislativo 39/2013?
Per quanto riguarda la questione delle consulenze, partiamo dalla dichiarazione rilasciata alla stampa del Presidente Regionale della Fenapi: “Il dottor De Luca si è dimesso da Direttore nel 2018 per dedicarsi esclusivamente alla politica”. Non sembra che sia così. Negli anni 2018, 2019, 2020 (e forse sarà cosi anche nel 2021) De Luca ha, invece, percepito circa un milione di euro l’anno (cioè 80 mila euro al mese; cifre che neanche un manager di una grande azienda di Stato percepisce) da un unico committente dell’Italia Centrale (cosi risulta dalla sue dichiarazioni dei redditi pubblicate sul sito ufficiale del Comune di Messina sezione Amministrazione Trasparente). Dall’intervista, apprendiamo che tale committente sarebbe la Fenapi che starebbe saldando – come De Luca dice testualmente in due diversi passaggi – “indennità arretrate” o “liquidazione di indennità di risultato” relativi alla sua precedente attività di Direttore Generale che verrebbero pagate a rate, non si sa per quanti anni. Quello che risulta, invece, dalle sue dichiarazioni dei redditi è che si tratta di consulenze: il codice di attività è il 70.22.09 che indica “altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione aziendale” e viene precisato che l’attività di consulenza svolta per tipologia è stata per il “20% di marketing e commerciale”, per il “40% organizzativa”, per il “30% amministrativa” e il restante “10% attività di formazione” come già detto il 100% proviene da un unico committente.
Dalla Dichiarazione dei Redditi si evince, quindi, che si tratterebbe di consulenze, a De Luca dimostrare se, come dice, si tratta di arretrati pubblicando le relativa documentazione dalla quale si evinca la motivazione del pagamento.
Qualora fossimo davanti a consulenze viene spontanea un’altra domanda: come è possibile che il Sindaco della Città di Messina, nonché sindaco della Città Metropolitana, possa disporre del tempo necessario per svolgere attività di consulenza per quasi un milione di euro l’anno? Nonostante in tanti riconoscano a De Luca grandi capacità lavorative un giornata rimane composta da 24 ore. Rimaniamo comunque di fronte ad un compenso tale che anche per un consulente di livello internazionale non è semplice raggiungere tali cifre.
Queste due questioni – nomine e consulenze – pongono una seria questione democratica. Innanzitutto la democrazia si fonda su regole che valgono per tutti, anche per De Luca, e non sono dribblabili o sacrificabili rispetto a presunti risultati. In secondo luogo, la mole di risorse economiche a disposizione di un candidato a Sindaco o a Presidente della Regione ha un peso non marginale nello svolgimento delle campagne elettorali, soprattutto se condotte con i metodi deluchiani (schiticchi, pitoni, arancini e focaccia), rispetto ad altri candidati che sono in grado di pagarsi neanche i manifesti o i santini.
Anche per questo occorre superare l’anomalia De Luca.