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SANITÀ. Azione: “Urologia al Piemonte chiusa per mala gestione. Chi di dovere fornisca urgentemente risposte e tempi certi per la soluzione”

- 28/07/2021
piemonte voce di Sicilia

SANITÀ. Azione: “Urologia al Piemonte chiusa per mala gestione. Chi di dovere fornisca urgentemente risposte e tempi certi per la soluzione”

 

MESSINA, 28 LUG – “La sanità messinese continua a subire danni per una mala gestio inaccettabile le cui ripercussioni ricadono, come sempre, sui pazienti”, così i dirigenti regionali di Azione.

“Il reparto di urologia dell’Ospedale Piemonte è attualmente monco, impossibilitato, a quanto pare, ad erogare servizi clinici quali ricoveri ed interventi, limitando dunque l’attività a semplice ambulatorio con orari da ufficio pubblico. Il tutto non accade per cause fortuite e imprevedibili che hanno determinato tale situazione, bensì per una gestione che non esitiamo a definire inadeguata da parte della governance del nosocomio”, proseguono i rappresentanti del partito di Carlo Calenda.

“Un reparto per le cui strumentazioni, con tecnologie avanzate (tra cui il Robot Da Vinci), sono stati spesi milioni di euro. Soldi pubblici che rischiano di restare inutilizzati – già in questi giorni è così – per mancanza di programmazione e organizzazione da parte dei vertici aziendali.

Ci risulta che in quasi tre anni, siano stati quasi mille gli interventi chirurgici registrati, nonostante tutte le condizioni sfavorevoli: chiusura sale operatorie, emergenza Covid con trasferimento del reparto in locali già in uso ad altre realtà (accorpamento a chirurgia e ortopedia in totale promiscuità), ma sopratutto un organico sottodimensionato dal settembre 2020.

Sono infatti solo 3 i sanitari che operano nel reparto, dei quali sono due soltanto a svolgere attività chirurgica. Ad oggi, non risulta bandito ancora alcun concorso dall’azienda per implementare la pianta organica. E anche questa è una faccenda su cui sarebbe giusto si dessero spiegazioni.
Attualmente, tra l’altro, risulta che, dei tre medici disponibili, i due chirurghi abilitati siano entrambi fuori servizio per malattia o ferie (entrambi diritti assolutamente indiscutibili).

Insomma, se un paziente si porta autonomamente presso il pronto soccorso per ricevere assistenza urgente, viene rimbalzato altrove, con tutte le conseguenze del caso.

Si immagini un’emergenza urgenza che abbisogna di immediato intervento chirurgico. Che si fa in questi casi?
Le direzioni del nosocomio devono rispondere in modo puntuale e spiegare la ratio di questo disservizio nonché illustrare quali siano le soluzioni e i tempi certi nei quali si concluderà questa vicenda assurda”, concludono.