
Centro Nemo – La Regione “rassicura” e riceverà solo UIL, mentre operatori “migrano” e malati si arrangiano. E nessuno parla chiaro.
10 luglio – A Palermo la manifestazione contro la chiusura del Nemo Sud di Messina ha portato un risultato: la conferma degli impegni e la promessa per martedì prossimo di ricevere la UIL in rappresentanza dei lavoratori e la delegazione delle famiglie dei malati. Un appuntamento al quale non si sa bene cosa accadrà. “Impegni confermati”, scrive la UIL, ma il tempo passa per chi di tempo non ne ha. Quale sarà il VERO futuro di Nemo Sud? Probabilmente, con il “dovuto” tempo della burocrazia passerà a IRCCS Bonino Pulejo, ma nel frattempo chi è malato e chi segue chi non ha scelto di ammalarsi dovrà continuare a ricevere assistenza dal Policlinico, che farà le veci di Nemo. Ma il prologo della settimana appena trascorsa non è stato dei migliori e le famiglie, così come i malati, sono disperati, come dimostrato ieri da qualche momento di pura esasperazione davanti a Palazzo d’Orleans, sede della Regione Siciliana. Nel fratempo operatori e sanitari, rimasti senza lavoro, stanno attrezzandosi anche loro, per “migrare” ad altre strutture e città. Una professionalità alta e selezionata, oltre che il più delle volte intrisa di abnegazione, che sta disperdendosi.
Insomma se le promesse di continuità sono state “confermate” dal dottor Eugenio Ceglia, capo di gabinetto che ha parlato “a nome del Governatore“, come scrive sempre la UIL, meglio ci saremmo aspettati. Ovvero che gli assistiti orfani di NEMO e le loro famiglie fossero rricevuti DIRETTAMENTE dal Presidente Musumeci e dal suo delfino ed assessore Ruggero Razza. Ovvero che l’empatia per la disperazione e per il disorientamento prevalesse sulla politica e sulle decisioni drastiche.
Insomma che qualcuno, fra tanti deputati, governatori ed assessori, avesse il coraggio e la forza, oltre che il senso di giustizia, di spiegar loro PERCHE’ si è arrivati prima al trasloco forzato della struttura in locali non ugualmente idonei ed agevoli ai malati e poi addirittura alla decisione della chiusura.
La domanda che rimane, granitica, e che dovrebbero sposare sindacati, politici e cittadini, alla quale i governanti ed i responsabili devono rispondere è quali sono le irregolarità cui lo stesso assessore regionale ha fatto riferimento? Chi, se c’è stato e se lo ha fatto, ha operato in proprio interesse decretando oggi la decisione drastica da parte di Università, Policlinico ed assessorato? Domande alle quali, il tempo, galantuomo ma anche no, spietato e crudele quando lo stesso manca ai malati, saprà garantire una risposta. Prima o poi.