La Pubblica amministrazione italiana ULTIMA in Europa per qualità percepita. Rapporto CGIA
29 maggio – In Europa la nostra pubblica amministrazione è desolatamente ultima per la qualità percepita dei servizi pubblici. Nell’Unione europea nessuna Pubblica Amministrazione ha un livello di gradimento così basso come quella italiana. I dati presentati dall’Ufficio studi della Cgia si riferiscono all’indagine campionaria che periodicamente viene realizzata dalla Commissione europea nei 27 paesi dell’Unione.
Dall’ultima rilevazione, tenutasi nei mesi di febbraio-marzo 2021, emergono risultati impietosi: solo il 22 per cento degli italiani considera “abbastanza buona e molto buona” l’offerta dei servizi pubblici erogata dalla nostra Pa. La media europea si è attestata al 46 per cento: mentre in Spagna si è fermata al 38, in Francia al 50 e in Germania al 55 per cento.
Tra le primissime posizioni scorgiamo che il terzo gradino del podio è occupato dalla Finlandia, con un apprezzamento dei servizi resi dalla propria Pa pari all’81 per cento. Al secondo posto si collocano i Paesi Bassi con l’86 per cento e, infine, sul tetto della classifica scorgiamo il Lussemburgo con il 92 per cento.
Sebbene la tendenza regressiva si sia verificata anche in altri importanti paesi europei (come la Spagna, la Germania e l’Austria), il Covid ha peggiorato il ‘sentiment’ degli italiani verso la nostra Pa. Se nell’indagine campionaria tenutasi nel novembre 2019 la percentuale delle persone che erano soddisfatte dell’efficienza dei servizi elargiti dalla nostra Pa era al 30 per cento, tra febbraio-marzo di quest’anno la stessa è scesa al 22 per cento.
Le ragioni che hanno causato un peggioramento del livello di soddisfazione degli italiani nei confronti della qualità dei servizi forniti dalla “macchina pubblica” vanno, secondo la Cgia, ricercate negli accadimenti maturati nell’ultimo anno che, in sintesi, sono:i forti ritardi con cui all’inizio della pandemia sono stati erogati i ristori alle aziende o la cassa integrazione ai lavoratori dipendenti; i blocchi e poi le ripartenze, avvenute prevalentemente in modalità a distanza, che hanno ulteriormente rallentato l’attività giudiziaria; il piano vaccinale che è iniziato tra mille difficoltà; la dilatazione dei tempi di risposta che ha contraddistinto la performance di moltissimi enti locali.
Più nel dettaglio per migliorare l’efficienza della nostra Pa la Cgia avanza un ventaglio di proposte. Innanzitutto, bisogna diminuire le norme presenti nel nostro ordinamento. Altresì, è necessario che queste leggi siano scritte meglio, cancellando le sovrapposizioni esistenti tra i vari livelli di governo, bandendo il burocratese e imponendo, in particolar modo, un monitoraggio periodico sugli effetti che queste producono, soprattutto in campo economico.
E’ necessario, inoltre, semplificare le procedure e introdurre controlli successivi rigidissimi, incentivando il meccanismo del silenzio-assenso, senza dimenticare che bisogna digitalizzare tutti i soggetti pubblici, obbligando il dialogo tra le loro banche dati per evitare la duplicazione delle richieste che periodicamente travolgono cittadini e imprenditori ogni qual volta si interfacciano con uno sportello pubblico. Infine, bisogna riformare nuovamente il reato di abuso di ufficio.
Infatti, nonostante l’intervento legislativo introdotto dal governo Conte, non sta venendo meno il ricorso alla “burocrazia difensiva” da parte di molti funzionari pubblici, perché la misura legislativa non incide sulle denunce, che una volta presentate, impongono di condurre le indagini. Tale situazione continua a provocare la cosiddetta “fuga dalla firma”, rallentando enormemente lo smaltimento delle pratiche nell’edilizia, nell’urbanistica e nel settore degli appalti.
Per contro, infine, vanno premiati i dirigenti e i funzionari che si comportano correttamente e rendono efficienti le proprie aree di lavoro: l’aumento della produttività, anche nel pubblico, va riconosciuto economicamente. Infine, come rileva anche la Banca d’Italia, la mancata crescita registrata negli ultimi 20 anni va ricondotta al basso livello di produttività che caratterizza il nostro Paese.
Per invertire questa tendenza il primo intervento da realizzare dovrebbe riguardare proprio un miglioramento dell’efficienza della Pa, la qualità dei servizi offerti e il pieno rispetto delle regole. In merito a quest’ultimo elemento, infatti, i ricercatori di via Nazionale hanno avuto modo di segnalare che nel 2014 il 55 per cento dei reati contro la macchina pubblica risultava commesso nel Mezzogiorno, con una incidenza rispetto alla popolazione residente 2,3 volte più elevata che nel resto del Paese.
E in merito ai tempi di realizzazione delle infrastrutture italiane, è stato ricordato che il 70 per cento delle opere incompiute è ubicato al Sud: ripartizione geografica alla quale fa capo solo il 30 per cento circa dei lavori pubblici presenti nel Paese.
AGI
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