Il M5Stelle che verrà: il cambio di passo di Conte
5 aprile 2021
La prima uscita di Giuseppe Conte da capo politico in pectore del Movimento 5 stelle segna un cambio di passo per il M5s. L’accelerazione dell’ex premier non ha creato delusioni, almeno al momento, visto che il rinvio della discussione sui ‘nodi’ era scontato. Lascia, però, in standby il movimento con tutti gli interrogativi irrisolti sullo statuto: dalla declinazione della leadership a 5stelle che gli ‘stati generali‘ del Movimento hanno disegnato come collegiale, mandando in soffitta la guida di una persona sola, segnando, nell’analisi di alcuni esponenti M5s, delle certezze.
“Oggi sono qui con voi anche perché dietro le sollecitazioni di tantissimi di voi e di Beppe Grillo ho accettato questa sfida complessa ed affascinante: rifondare il Movimento 5 stelle. Non è un’operazione di restyling o marketing politico ma un’opera coraggiosa di rigenerazione del Movimento, senza rinnegare il passato” ha sottolineato in apertura Conte.
Parole che indicano come oramai “siamo ‘un’altra cosa’ rispetto agli inizi”. Il problema è comprendere in che cosa si intende trasformare il M5S: l’ex premier, viene notato, sicuramente non ha parlato agli attivisti e in qualche modo nemmeno agli eletti della prima ora. Il suo discorso – che nella forma annuncia come la comunicazione d’antan sarà d’ora in poi solo un ricordo – ha “bocciato l’antisistema” come posizione. E’ sembrato guardare più ad una fascia moderata che, fermo restando l’orizzonte delle alleanze nel centro sinistra, ancora non fa capire dove si immagina di collocare il Movimento: “va bene essere Verdi, ma a destra o a sinistra del Pd?” è uno degli interrogativi.
“Rifondare non vuol dire rinnegare ma deve essere un’opera che valorizzi l’esperienza fatta che proietti il M5S in una forza capace di presentare un nuovo modello di sviluppo. Un modello di sviluppo che realizzi condizioni effettive di benessere equo e sostenibile, che coniughi la transizione energetica in atto per ridurre le tante diseguaglianze“. “In queste settimane ho elaborato delle proposte su cui ci confronteremo. Dopo la pausa pasquale programmeremo una serie di incontri per raccogliere i vostri suggerimenti, prima di condividere il progetto finale“
Fra i punti di svolta che si leggono nelle parole di Conte, si osserva ancora, c’è il dato di fatto che il Movimento cesserà di essere un partito a costo zero: l’organizzazione delineata dall’ex premier comporterà sicuramente un costo. E su questo fronte si apre non solo il tema del contributo che gli eletti saranno chiamati a fornire (circa 2.500 euro al mese), ma anche una domanda. E cioè, quale sarà la destinazione dei circa 7 milioni che sono confluiti nel conto-restituzioni per sovvenzionare fondi come quello delle piccole imprese e che, viene riferito, sono, a tutt’oggi fermi?
Quanto alla questione del secondo mandato ‘sì o no’, la consapevolezza, spiegano fonti M5s, è che, qualunque scelta venga fatta, qualcuno ‘si farà, gioco-forza del male’ perchè verrà escluso dalla possibilità di tornare in Parlamento. Il che crea qualche scontento. Mentre Conte, nel frattempo, ha detto chiaro che la regola ‘uno vale uno’ deve essere accompagnata, nelle future ‘investiture’, da quella della competenza.
“Vi proporrò un nuovo Statuto che non rinneghi i punti di forza “leggera” di un Movimento ma che allo stesso tempo possa espletare tutta la forza organizzativa che ci serve e che ci aiuti a definire con chiarezza la linea politica e ad essere più incisivi”. “Dobbiamo evitare la forma partito tradizionale, avremo regole rigorose che contrasteranno la formazione di correnti interne che inevitabilmente finiscono per cristallizzare sfere d’influenze e posizioni di potere. Non abbiamo bisogno di associazione varie, il nuovo impegno viviamolo interamente nel nuovo Movimento”. “Ci sarà un dipartimento che si occuperà a tempo pieno con partiti stranieri, avremo un centro di formazione permanente“, aggiunge Conte.
“Rispetto della persona; ecologia integrale, secondo cui occorre affidarsi a modelli di sviluppo aperti a misurare le condizioni effettive di benessere equo e sostenibile; la giustizia sociale”. E Conte tra i principi elenca “l’etica pubblica” e il “rafforzamento della democrazia diretta, la democrazia diretta digitale che resterà un punto fermo del neo Movimento”, aggiunge.
“In passato il M5s è ricorso a espressioni giudicate spesso aggressive ma ogni fase ha la sua storia, dobbiamo essere consapevoli che la politica non deve lasciare sopraffarsi dalla polemica, deve riconoscere anche la bontà delle idee altrui”.
Sulle correnti, a cui Conte ha detto ‘stop’, il ragionamento è che in questa fase continueranno i posizionamenti. E sul ruolo di Di Maio, che nelle scorse ore ha incontrato il segretario del Pd, Enrico Letta, si aprono altre riflessioni. Perchè Di Maio e non gli altri M5s? Di Maio – è la replica che arriva da alcune fonti – è stato l‘unico capo politico M5s eletto dalla base ed è quindi ovvio che il segretario Dem lo abbia incontrato, in questa sua nuova veste di guida Pd. Ma se Conte sarà votato leader del M5S 2.0 quale sarà la posizione del ministro degli Esteri, che “non dimentichiamoci” è stato l’unico a portare il Movimento in ben due governi e che viene considerato punto di riferimento? E’ questo uno dei quesiti.
Altro fronte è Rousseau. Conte non ha mai citato la ‘creatura’ di Davide Casaleggio, ma ha assicurato che il suo ingresso nel M5S passerà per un’adesione online della base. Se si utilizzerà un’altra piattaforma si porrà un problema, secondo alcune fonti, da non sottovalutare: bisognerà presumibilmente avviare un’altra iscrizione di tutti gli aventi diritto per poter procedere alle votazioni. Altrimenti non sarà possibile certificarle. O, quantomeno, bisognerà, chiedere, a tutti coloro che attualmente partecipano alle decisioni, l’ok a migrare su un altro contenitore web. Insomma, bisognerà aspettare dopo Pasqua per capire come evolverà il Movimento che ha di fronte una prima prova sul campo: quella delle amministrative, a partire da Roma.
Fonti: AGI e ANSA