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Dati Covid – Il procuratore : “Si voleva fare apparire la sanità siciliana efficiente”
31 marzo 2021
“Il reato di falso è funzionale di solito ad altro. Apparentemente, l’unico motivo che ci siamo dati, atteso che la massima autorità politica regionale, cioè il presidente Musumeci, aveva invocato a più riprese la zona rossa, è che si volesse dare l’apparenza di una macchina sanitaria efficiente mentre così non era. O non lo era così come la si voleva fare apparire». A dirlo è il procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello, a proposito dell’inchiesta sui dati Covid in Sicilia che ha condotto ieri a tre arresti e al coinvolgimento dell’assessore alla Salute Ruggero Razza, indagato (si è dimesso), in un intervista a Rainews24. Razza davanti ai magistrati ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
«È un suo diritto e lo rispettiamo, ma ho detto al suo avvocato che un amministratore pubblico dovrebbe avere il dovere di spiegare la sua posizione», ha aggiunto Agnello. L’indagine è partita nei mesi scorsi da un laboratorio di Alcamo nel quale, ha ricordato il procuratore, «veniva processato un gran numero di tamponi e venivano trasmessi dati non veritieri: partendo da questo fatto siamo risaliti fino all’assessorato alla Sanità».
E così, ha ribadito, «abbiamo assistito a una sistematica alterazione relativa ai soggetti positivi al Covid, ai deceduti e ai tamponi, dati trasmessi poi alle autorità sanitarie centrali, che avevano il dovere di approntare le contromisure necessarie. Resta da capire il perché».
«La frase “spalmiamo i morti”, seppur in un contesto telefonico, ci ha colpito molto, ed è una terminologia significativa della spregiudicatezza della condotta. Ci sono alcune intercettazioni, su cui non voglio entrare, in cui emerge evidente il tentativo di calmierare i numeri», ha concluso Agnello.
Ansa