Polizia Giudiziaria – Altro che distensione.
De Luca “la reprimenda del Procuratore non l’accetto. Chiedo le scuse della Procura”
20 febbraio 2021
L’amarcord di Cateno De Luca e l’invettiva sulla lettera (ancora!) del Procuratore della Repubblica di Messina, Maurizio De Lucia, inizia con la visita amara ai locali, chiusi, del foto segnalamento della Polizia Municipale alla ristrutturanda caserma “Di Maio” della città dello Stretto. La stessa dove ha sede la Polizia Giudiziaria della Municipale.
“Quella è la stanza dove mi hanno portato quando sono stato arrestato. Arresti poi annullati, ovviamente” sottolinea non nascondendo la propria soddisfazione il primo cittadino. I ricordi fanno male e De Luca li collega a quelli della “lupara giudiziaria” che secondo De Luca sarebbe in preparazione contro di lui, soprattutto rammentando che “tra poco incomincia il mio processo a Reggio Calabria nel quale il procuratore Vincenzo Barbaro mi chiede mezzo milione di danni”.
I fatti rammentati da Cateno De Luca, quelli relativi al processo in partenza a Reggio Calabria, si riferiscono a quando De Luca, allora deputato regionale, dichiarò sue interpretazioni circa l’assunzione del figlio del Procuratore alla Procura di Messina. “Grazie procuratore generale delle repubblica di Messina Vincenzo Barbaro per aver ammesso che suo figlio è stato assunto a soli 23 anni nella formazione professionale per chiamata diretta nel lontano 2000. Chiedersi perché proprio suo figlio abbia avuto questa grande fortuna e gli altri giovani disoccupati invece no … credo che sia legittimo in considerazione che lei non è un contadino come mio padre …” scrisse sui social De Luca. Ma De Luca non si limitò: “IL PROCURATORE GENERALE DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MESSINA CI HA QUERELATO …” scrisse in un secondo post social “Il dottor Vincenzo Barbaro ha chiesto in sede civile (chissà perché non agisce anche in sede penale !!!) 500 mila euro di risarcimento danni pur ammettendo che suo figlio effettivamente era stato assunto nel 2001 nella formazione professionale e poi nel 2012 nell’ente regionale CIAPI. Egli afferma che suo figlio non è stato assunto per intermediazione della politica ma … PER VIRTÙ DELLO SPIRITO SANTO ! MI CHIEDO ALLORA: come si entrava negli enti di formazione regionale ??? SIGNOR PROCURATORE BARBARO NOI ASPETTIAMO DA ANNI CHE LEI RISPONDA A DOMANDE MOLTO PIÙ SERIE E QUANDO VUOLE IO SONO SEMPRE A SUA DISPOSIZIONE PER UN BEL DIBATTITO PUBBLICO SEMPRE SE NEL FRATTEMPO MI LASCIA A PIEDE LIBERO ! Ed ancora siamo all’inizio“.
De Luca, insomma, conferma il suo rapporto spinoso con la Procura della Repubblica di Messina e nonostante la risposta della Musolino a De Lucia vuole a tutti costi dire la sua ridimensionando così l’atto diplomatico scritto dal suo assessore, consegnandolo al semplice valore della carta. “Ognuno faccia il proprio mestiere. Io sono il sindaco di questa città e rispondo solo alla filiera amministrativa di governo. I MAGISTRATI FACCIANO I MAGISTRATI ED I POLITICI SI OCCUPINO DI BUONA AMMINISTRAZIONE!” dice all’indirizzo del Procuratore, dimenticando la funzione di autonomia ed indipendenza della magistratura.
Ma De Luca rincara la dose, testualmente: “Procuratore io non mi sono presentato al suo cospetto non per timore o paura, sia chiaro. IO MI SENTO OFFESO da questa sua lettera e dalla modalità irrituale che ha utilizzato, e quindi le dico in modo che senta tutta la città, la differenza tra me e lei, aldilà che qualcuno possa pensare che io sono un delinquente e lei un santo, è molto semplice: io vivo del consenso o del dissenso della gente. Quando si colpisce in modo irrituale chi vive di questo si fa la cosa peggiore che si possa fare. Lei ha scelto la via peggiore per un’invasione di campo, per quanto mi riguarda, che voglio che lei mi chiarisca. In ogni caso le modifiche (alla Polizia Giudiziaria) le stiamo facendo, ma la questione è di sostanza : cosa può fare la Polizia Municipale?“. Ed in effetti le variazioni di cui parla De Luca hanno già colpito agenti ed ispettori che finora avevano fatto non solo il loro dovere, ma e soprattutto quello che era stato ordinato loro di fare.
Trascurabile l’attacco, solito, a quella che De Luca definisce “certa stampa” che sostiene stia “strumentalizzando il gesto del Procuratore De Lucia” e, poi nella serata, annuncia “querele per tutti”.
Non trascurabile invece il richiamo palese fatto da De Luca alle attività antiprostituzione del commissario Giovanni Giardina. Azioni che non sarebbero piaciute, nella modalità di esecuzione, alla Procura e sulle quali, magari, saranno stati ravvisati eventuali ipotetici “abusi” o eccessi di competenza. Confermando così che la questione non si basa solo, come sostiene De Luca, sulla vicenda ormai nota come quella “degli sciatori”.
“Procuratore, conclude De Luca, io non sono venuto a trovarla e non verrò. Tranne che mi faccia mettere le manette e mi conduca al suo cospetto. Mi sento così offeso da questa situazione che finché la città non riceve le PUBBLICHE SCUSE dalla Procura, lei non mi vedrà mai nella sua stanza. Io non ho timore reverenziale nei suoi confronti. Io ho rispetto per la sua funzione di Procuratore e lei deve avere rispetto per il Sindaco di Messina“.
Dunque altro che chiarimento, altro che disponibilità. Ciò vale solo per l’assessore, ma non lo è men che mai per il Sindaco che rappresenta tutti i messinesi, ma non, in questo caso, il pensiero ed il sentire di tutti. In definitiva c’è da chiedersi a che giova alla città questa rottura con la Procura?
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