E De Luca smentì sé stesso: si è ripreso la fascia, ci ha rimesso la faccia, ma con un bel bilancio triennale.
4 febbraio 2021
Come volevasi dimostrare: Cateno straccia le dimissioni da Sindaco di Messina che lui stesso, ricordiamo a noi stessi, aveva deciso e che nessuno gli aveva imposto, ed inevitabilmente adesso si dà torto.
Non c’è un briciolo di vittoria in quel che è successo oggi dopo l’ennesima tarantella delle dimissioni, almeno la terza che si ricordi da quando è diventato sindaco. Niente di buono per lui, né per la città che avrebbe bisogno di parlare di altro, di focalizzare l’attenzione di chi deve guidarla a venire fuori da una epidemia e da una crisi economica che rischia di diventare endemica e strutturale. Adesso che, come non mai, chi è chiamato a governare senza indugi e chiacchiere è vitale che governi. Una diretta teatrale in cui il Sindaco disegna una trama che parte da La Paglia, per passare da deputati nazionali, regionali, Presidente della Regione, Assessore alla Salute, Consiglio Comunale, fino a transitare dalla Procura della Repubblica. Una trama contro la quale, lui stesso dichiara, ha ordito la sua strategia con le dimissioni “volte a portare all’estremo il Presidente Musumeci sul caso della sospensione di La Paglia”.
Insomma dopo almeno tre ore di soliloquio senza contraddittorio, necessarie (ma davvero?) per snocciolare il suo operato, cominciando dalla sua carica di deputato regionale, il colpo di teatro, anzi il finale scontato, si è materializzato con tanto di drammatizzazione e catarsi con spumante e bicchieri “nominati” con i nemici del De Luca politico. Cateno rimane, anzi non è mai andato via. Ed il titolo stesso della sua diretta lo suggeriva: “Il momento è adesso?”.
No. Non è il momento. E come potrebbe esserlo: De Luca è in difficoltà di consensi, tant’è che se le sue dimissioni per conquistare la maggioranza in Consiglio le avesse tentate a marzo 2020, ci sarebbe di certo riuscito. Ma adesso non è la stessa cosa. Il consenso langue e si concentra in poche schiere di fan irriducibili e leoni da tastiera, per buona parte neanche cittadini messinesi e quindi voti non spendibili.
Per il resto commercianti ed associazioni di categoria e gran parte dei cittadini si è trincerata dietro risultati di gestione che non hanno giovato se non alla morte del commercio e cittadini indignati per la politica dell’aggressione e dell’insulto, della gogna mediatica, come mai ha conosciuto Messina. Un “disprezzo” che il Sindaco sembra utilizzare verso tutto e tutti con immunità di risposta o di dibattito, in dirette facebook fatte di monologhi senza contraddittorio, ma che non è ricevibile da chicchessia, pena la lesa maestà. Un “disprezzo” a senso unico.
No, questo non è il momento: De Luca ha un bilancio di previsione triennale approvato, ultimo atto del Consiglio, al quale è seguita la ribellione dei consiglieri, inutile e tardiva. Un documento contabile approvato, ricordiamo, senza emendamenti e quindi così come “lui lo vuole”.
Ed allora chi glielo fa fare di dimettersi? Ma la vera domanda è: perché siamo arrivati a questo punto? All’ennesimo annuncio di dimissioni che non si concretizzano mai e sempre ritirate sul filo di lana? Possibile che anche queste siano state strumentali per aggirare lo scoglio di un Consiglio Comunale dove il Sindaco non può contare su alcun consigliere? Strumentale al bilancio firmato De Luca? Non rispondiamo a queste domande, ma crediamo che in molti una risposta se la siano già data. Anzi l’ha già data De Luca ricordando le sue ultime dimissioni minacciate per ottenere prima il “Salva Messina” e poi per il “Cambio di passo”. Il parallelo è presto fatto con il bilancio di previsione e la colpa morale cade sul Consiglio che non dimostra forza e vero istinto di ribellione politica.
“Si chiude questa fase e si apre una nuova fase – dice alla fine De Luca – io a Musumeci le mani sulla città non gliele faccio mettere. Presenterò esposto contro il Presidente del Consiglio di Messina. Il Consiglio vada a fare in … . Io la città devo portarla fuori da questa pandemia. Si crea così un’altra fase“. Ma qual è la seconda fase? L’isolamento politico della città sembra la sintesi, mentre De Luca uno per uno “si beve” i suoi nemici.
Morale? L’obiettivo UNO, Paolo La Paglia è ancora al suo posto. Obiettivo DUE: i dati epidemiologi sono i calo, ma senza ordinanza di clausura del Sindaco. Pertanto? La fascia De Luca la indossa di nuovo e teatralmente, ma la faccia è rimasta su quelle dimissioni strappate. Messina ha ancora un sindaco con la speranza che governi senza più deragliamenti dettati dal “cavaliere solitario errante”. Ma un bilancio approvato per tre anni val pure una parola persa, al netto di ogni strategia.