DOSSIER: “I contagi sottostimati del 50%”, ipotesi sconcertante. Possibilità derivante da valutazione tamponi rapidi assimilati ai mecolari
29 gennaio 2021
I casi di contagio potrebbero essere sottostimati di circa il 50%? E’ una possibilità che si sta prendendo seriamente nelle ultime ore. Lo affermerebbe un rapporto dell’intelligence consegnato al Premier Conte proprio prima di dimettersi. L’eventuale errore dei conteggi deriverebbe dal calo drastico dei numeri dei tamponi e dall’assimilazione per validità dei tamponi rapidi a quelli molecolari, che vengono considerati come “la medesima cosa”. Un’evenienza di errato conteggio presa in seria considerazione anche dall’Istituto Superiore di Sanità.
Pertanto la curva epidemiologica non starebbe affatto piegando verso il basso tanto quanto attestano i bollettini diramati dal ministero della Salute; i dati al momento sono inattendibili e quindi difficili da analizzare e da usare per prendere misure adeguate di contenimento del virus.
“Osservando le terapie intensive nella parte finale dell’anno, si può dedurre che vi è stata una fase di ripresa dell’epidemia verso la metà dicembre” continua il dossier presentato al Premier Conte di cui si ha notizia oggi dal quotidiano La Repubblica. “Una ripresa che non è stata rilevata nè tracciata dai numeri nazionali a causa dei pochi test effettuati in quel periodo“. Secondo l’intelligence, quindi, poco prima di Natale la curva è tornata a salire e la riprova sta nel fatto che i pazienti a rischio vita negli ospedali non sono diminuiti come ci si aspettava: la cifra è rimasta stabile, oscillando intorno alle 2.580 unità.
Il pasticcio statistico ruoterebbe attorno ai tamponi, secondo quanto scrive Repubblica: nella settimana tra l’11 e il 17 novembre ne sono stati processati un milione e mezzo, il numero più elevato registrato fino ad allora. Da quel momento, però, i test hanno preso a diminuire arrivando agli 868 mila della settimana tra il 23 e il 29 dicembre, salvo poi schizzare a 1,4 milioni dal 13 gennaio in poi per effetto dell’inclusione, nel conteggio, dei tamponi antigenici rapidi. Prima ai fini del computo valevano solo quelli molecolari, poi il ministero della Salute ha ammesso anche gli altri. Proprio questo passaggio, secondo il dossier dell’intelligence, ha favorito il caos.
“L’introduzione dei test rapidi ha reso impossibile un confronto con le serie storiche passate. Alcune Regioni, inoltre, non fanno distinzione tra il molecolare e il rapido, è ciò ha evidenti ripercussioni sul calcolo di tutti i valori, tra cui il rapporto positivi/tamponi“.
Il rapporto, sostengono, va rivisto, scorporando i rapidi e, soprattutto, togliendo quelli fatti per confermare l’avvenuta guarigione. “Sono solo i tamponi di prima diagnosi a fotografare la reale situazione epidemiologica, e a partire da metà novembre abbiamo visto un brusco calo di questa tipologia”. Ad oggi i test di conferma sarebbero il 65 per cento del totale: troppi per non alterare sensibilmente la rappresentazione della curva del contagio.