Antonio Saitta: “Messina sempre più emarginata, dal Sindaco considerata come pecora da tenere al guinzaglio”
29 gennaio 2021
Oggi Lucio D’Amico sulla Gazzetta riferisce che negli ultimi giorni della mia campagna elettorale del 2018 Gianpiero D’Alia “sparì” e che io me ne sarei lamentato pubblicamente.
Gianpiero, al quale sono legato da antichissima amicizia e stima, fu tra i primi e più determinati promotori della mia candidatura a sindaco, mi sostenne lealmente fino all’ultimo giorno e quindi non mi sono mai lamentato, né in pubblico né in privato, di sue fantomatiche sparizioni per il semplice fatto che non ci furono. Peraltro, per mio costume mi assumo sempre in prima persona la responsabilità dei miei insuccessi, anche perché conoscevo bene le difficoltà di una candidatura proposta solo per passione verso la mia Città, senza mezzi finanziari, messa in piedi in pochi giorni, in un contesto politico proibitivo con il centro sinistra diviso e a poche settimane dalla débacle nazionale del PD a guida renziana.
Con tutti coloro che mi hanno sostenuto lealmente speravamo di poter offrire a Messina un modo di governare diverso e di non vederla, com’è oggi, teatro di una perenne campagna elettorale da parte del sindaco, il quale strumentalizza persino la pandemia per avere visibilità e consenso.
A due anni e mezzo dalle elezioni, una Città prostrata da troppi lutti, dalla crisi economica più nera della sua storia e senza alcuna fiducia per il futuro, si trova ancor più emarginata da ogni contesto istituzionale e politico nazionale e regionale, spettatrice avvilita di un imbarbarimento senza precedenti, con il sindaco che, anziché fare il proprio dovere di amministratore per il bene comune unendo tutti per superare l’ora più buia, aizza istituzioni e cittadini gli uni contro gli altri, lancia messaggi contraddittori (un giorno chiude tutto, l’altro guida i cortei contro i provvedimenti sanitari regionali; un giorno distribuisce uova di pasqua o inaugura alberi di Natale tra la folla festante e l’altro chiude attività necessarie per l’intera collettività).
In questo contesto, sperare che un imprenditore rischi di proprio in una città il cui rappresentante, tra un insulto, una pernacchia e un “vaffa” al malcapitato di turno, la considera una pecora da tenere al guinzaglio a Piazza Cairoli è pura utopia (ricordate “Pelority” con cui inaugurò la campagna elettorale?).
Ahi serva Messina, di dolore ostello, non donna di provincia ma…