26 gennaio 2021
“E’ scesa dalla macchina, si è data fuoco e si è buttata di sotto” . Questa è la ritenuta improbabile difesa sostenuta da Pietro Morreale, il giovane diciannovenne indagato per l’omicidio della sua fidanzatina di appena 17 anni, Roberta Siragusa a Caccamo. Una versione che cozza contro quanto acquisito dagli inquirenti sui social, nelle dirette su Instagram, nei messaggi Whatsapp e su Facebook. Immagini e video di una serata che è andata diversamente da quanto previsto. Un litigio, durante un momento di ricercata intimità in una zona isolata che si sarebbe trasformato in tragedia.
“E’ successa una cosa molto grave” è stata la frase con la quale lo stesso Morreale ha esordito all’indomani della morte della giovanissima, quando Pietro si era recato presso la stazione dei Carabinieri per chiedere il loro intervento e far ritrovare il corpo semi bruciato della ragazza. Pietro era rincasato intorno alle 4 del mattino, riferiscono i genitori, ed era in stato di shock, tanto da svenire, hanno precisato.
Le dichiarazioni della famiglia non collimerebbero con quelle rese dall’indagato né con quelle raccolte dagli amici dei due ragazzi che erano con i due quel sabato sera. una festicciola, in tempi di zona rossa, immortalata da una storia Instagram con vodka e bicchieri di plastica.
Pietro “picchiava e minacciava Roberta” avrebbe dichiarato una delle testimoni, “diceva che se lei avesse raccontato a qualcuno di queste violenze Pietro avrebbe fatto del male a lei ed alla sua famiglia“. Un cliché purtroppo di violenza come tante volte si ripete in tragedie analoghe, dove la paura ed in questo caso, la giovane età non consente facilmente di chiedere aiuto in tempo. Un “sentimento” morboso che avrebbe portato al tragico epilogo.
Tra le telefonate ed i messaggi di whatsapp ci sarebbe anche il goffo tentativo di costruirsi un alibi, quando Pietro manda un messaggio ad uno degli amici alle 8,10 del mattino: “se solo sapessi dove fosse Roberta”. Ma Pietro sa benissimo dov’è: su quel dirupo di Monte Calogero, dove infatti accompagna i carabinieri.
Roberta non sarebbe morta bruciata: il volto tumefatto, la lingua protesa, indice che Roberta potrebbe essere morta strangolata e che la combustione del suo corpo sia stato solo un inutile tentativo di nascondere quanto era accaduto.