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UN NATALE PER ESSERE PERSONE MIGLIORI, PER ESSERE ORGOGLIOSI DEL NOSTRO PRESENTE, PER GUARDARE CON FIDUCIA AL FUTURO.

- 24/12/2020

23 dicembre 2020

Amiche mie, ho aspettato questo giorno come fanno i bambini. Non per i regali da scartare, anche se i pacchetti sotto l’albero non mi sono indifferenti! Il Natale mi emoziona. E’ l’atmosfera che avverto nell’aria. Tutto mi sembra diverso. La città ha un odore particolare, le luci illuminano angoli solitamente nascosti. Esco a passeggiare, stringo il braccio di mio marito e guardo le vetrine pensando a cosa regalare a mia sorella. Il caffè ha un altro sapore. Il sapore dei giorni speciali, delle tradizioni da rivivere, e rivivere.

C’è una storia che mi torna alla mente. Anno dopo anno. E’ una favola antica e moderna allo stesso tempo e mi piace perché è la storia perfetta per questi giorni di festa.

“Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L’estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c’era vento più aspro di lui, non c’era neve che cadesse più fitta, non c’era pioggia più inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo. L’acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio, per un sol verso si potevano vantare di essere da più di lui: più di una volta si spargevano con larghezza: Scrooge no, mai”.

Il caro vecchio Ebenezer Scrooge ha fatto la fortuna dello straordinario Christmas Carol di Charles Dickens. La sua rinascita come uomo di valori e di consapevolezze tardive, ma sincere, è l’inno all’abbandono di ogni forma di egoismo, di apatia. E per chi non conoscesse la storia sarà sufficiente sapere che una volta esisteva un uomo di nome Ebenezer, che non aveva affetti, che non conosceva condivisione, né legami profondi. Quell’uomo, in un giorno apparentemente vuoto come gli altri, vide apparire gli spiriti del Natale, e da quello sconvolgente incontro, nulla sarebbe stato più come prima.

Gli spiriti del Passato, del Presente e del Futuro. Ecco l’anima della favola. Uno spirito può metterti spalle al muro e costringerti a guardati indietro. E allora sei costretto a fare i conti con la tua vita, con i tuoi fantasmi.

Ah, se solo tutti noi avessimo la possibilità di incontrare lo spirito della nostra coscienza, il nostro spirito del Natale!

“Le azioni umane adombrano sempre un certo fine, che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine”.

IL PASSATO
La mia personale riflessione in questo giorno speciale va dritta al cuore della storia. Nell’anno più duro, che ci ha privato degli abbracci e delle carezze , che ci ha fatto dubitare della nostra resistenza, abbiamo fatto tesoro di piccoli grandi insegnamenti. Il nostro passato recente ci balza davanti agli occhi oggi più di sempre. Abbiamo rivalutato le nostre giornate e abbiamo avuto paura di vivere questo Natale lontano dalle nostre famiglie.

IL PRESENTE
Ogni nuova consapevolezza rende, il nostro, un presente diverso. Un presente fatto di rammarico per i momenti persi nel distanziamento e di gratitudine per tutti quelli che, invece, avremo la possibilità di condividere. La verità è che non siamo altro che il risultato delle nostre azioni di ieri. Se ci giudicassimo sbagliati, imperfetti, vorrebbe dire che dovremmo cambiare il nostro modo di agire. E se il passato non può essere cambiato, abbiamo ancora la chance di rendere speciale il nostro futuro.

IL FUTURO.
La mia ultima riflessione vuole essere l’augurio più sincero che io possa rivolgervi oggi. Il futuro è il domani che costruiamo oggi. Saremo gente grata e consapevole, fortificata dalle difficoltà. Saremo la voglia di viverci e di starci vicino. Saremo abbracci e carezze, dimostrazione di affetto e di sostegno. Saremo amici, amanti, fratelli. Saremo risveglio e resistenza.
Eccolo allora il mio augurio per questo Natale, che sia l’inizio di un domani diverso, un domani migliore.

“Diventò il migliore degli amici, il migliore dei padroni, il migliore degli uomini della vecchia città, di ogni altra vecchia città, paese o borgo del buon vecchio mondo. Qualcuno rise di questo mutamento, ma egli lo lasciò ridere e non ci fece caso”.

Virginia Mòllica

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