17 dicembre 2020 – Nota stampa CUB Immigrazione firmato da NAMAH VASHISHTH
“Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili. Da oggi vince lo Stato perché è più forte della criminalità e del caporalato“. A dirlo, trattenendo a stento le lacrime, è la ministra all’Agricoltura Teresa Bellanova in conferenza stampa a Maggio a Palazzo Chigi in occasione della presentazione del decreto Rilancio, insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
A distanza di sette mesi, è legittimo sostenere che il preannunciato esito fallimentare del provvedimento (Sanatoria Covid) – emanato allo scopo di regolarizzare i lavoratori e le lavoratici migranti presenti nel territorio – è ormai sotto gli occhi di tutti:
In primo luogo, a fronte delle 600mila istanze stimate dal Governo risulta che solo 207.542 siano state presentate.
Ciò si deve in larga parte alla strategia, adottata dal governo, di vincolare le possibilità di accesso alla Sanatoria a pochissimi settori del mercato del lavoro e, nello specifico, a quello dell’agricoltura, dell’assistenza alla persona e del lavoro domestico. Nei fatti, tale vincolo ha determinato l’esclusione di una grossa porzione di lavoratrici e di lavoratori che risultavano impiegati in altri segmenti del mercato del lavoro, e ha contribuito ad accrescere i profitti e il potere di negoziazione di intermediari informali, usurai e sfruttatori, e in generale di tutte quelle figure che normalmente traggono benefici economici dalla condizione di irregolarità delle persone migranti.
Per tutta la durata della presentazione delle istanze per la Sanatoria – e cioè dal 1 giugno al 15 luglio – diverse sono state le situazioni di prevaricazione e di violenza alle quali, come sindacato, abbiamo dovuto far fronte, tutelando i lavatori e le lavoratrici dalle minacce e dai ricatti messi in atto dai datori di lavoro.
I requisiti richiesti ai datori di lavoro e ai/alle lavoratori/trici al fine di accedere alla Sanatoria erano difficilmente raggiungibili, e di seguito ne elenchiamo alcuni:
– il datore di lavoro avrebbe dovuto dimostrare un reddito che spaziava dai 20.000 ai 30.000 euro, in base al contratto e alla composizione del proprio nucleo familiare;
– il datore di lavoro avrebbe dovuto pagare un contributo al Governo di 500 euro a fondo perduto, solo per accedere alla Sanatoria e senza garanzia di ottenere il Nulla Osta dalla Prefettura. Questo contributo è stato quasi sempre pagato dal lavoratore, sotto la minaccia di una sospensione della pratica;
L’impossibilità dei datori di lavoro di soddisfare i requisiti previsti dal provvedimento, ha fatto sì che i lavoratori e le lavoratrici, mossi dall’urgenza di regolarizzare la propria posizione giuridica e, quindi, di avviare un rapporto di lavoro, facessero in qualche caso ricorso al meccanismo della compravendita dei contratti, arrivando a spendere cifre pari anche a 8.000 euro.
– Coloro che erano totalmente sprovvisti di un permesso di soggiorno (clandestini), ma avevano già un lavoro o qualcuno che fosse disposto ad assumerli, potevano chiedere che il datore di lavoro dichiarasse l’esistenza del contratto di lavoro in corso, oppure che concludesse uno nuovo. La condizione determinante era tuttavia che lo straniero irregolare dimostrasse di essere arrivato in Italia prima dell’8 marzo 2020.
– La seconda categoria di stranieri per i quali era prevista la regolarizzazione era quella di coloro che si trovano in Italia con un permesso scaduto dal 31 ottobre 2019 e non rinnovato né convertito in altro permesso. Per costoro era prevista la possibilità di fare domanda di permesso di lavoro temporaneo per sei mesi, e se in questo periodo di tempo trovano un lavoro stabile, potranno convertire il permesso temporaneo in un permesso per motivi di lavoro subordinato .
Questi solo alcuni dei vincoli a cui hanno dovuto piegarsi tutte le persone che hanno creduto nella Sanatoria e che hanno presentato la domanda
A ciò si somma anche il fatto che, nonostante siano trascorsi 7 mesi dall’inizio di questa ridicola Sanatoria, la Prefettura non ha ancora rilasciato i Nulla Osta necessari all’avvio delle pratiche per l’ottenimento dei permessi di soggiorno. Un dato che risulta preoccupante se si considera la cifra (poco più di 200.000) delle persone che in Italia hanno presentato la domanda.
Siamo fermamente convinte che – in questi tempi di pandemia e di crisi socio-economica mondiale – la Sanatoria rappresenti solo la prima di una serie di misure da attuare affinché la piaga dello sfruttamento possa essere seriamente contrastata. Soprattutto siamo convinte che questa misura debba essere accompagnata da provvedimenti strutturali e di lungo termine. In tal senso, è prioritario l’allargamento delle misure di regolarizzazione anche ad altre categorie e settori del mercato del lavoro, giacché risulta discriminatorio escludere a priori la possibilità che le persone straniere possano operare anche in altri campi: medico, dell’edilizia, della logistica e della ristorazione.
Se è vero che si intende preservare la vita e la salute di tutti e tutte, è necessaria allora una regolarizzazione di tutte le persone presenti sul territorio, mediante il rilascio di permessi per motivi umanitari e di salute, convertibili in futuri permessi di lavoro. Questo permetterebbe di ampliare la visione, estremamente parziale, che attualmente il Governo mostra di avere relativamente ai numeri e alle condizioni di esistenza delle persone migranti in Italia, e limiterebbe altresì il rafforzamento di chi sfrutta, schiaccia, perseguita e uccide la dignità dei migranti.
ADESSO BASTA!
La Prefettura, che ad oggi – vogliamo ribadire – non ha risposto alle nostre richieste di incontro, inizi invece a rilasciare i Nulla Osta a coloro che si sono affidati alla Sanatoria e confrontarsi con le associazioni di migranti e sindacati, affrontando seriamente il tema della precarietà (lavorativa, abitativa e sociale) che caratterizza le vite di tutte le persone migranti (regolari e non)
IL PRINCIPIO INDEROGABILE PER NOI È QUELLO CHE NON VANNO REGOLARIZZATE LE BRACCIA, MA LE PERSONE!