5 DIC 2020
La gestione della seconda ondata, dopo l’esperienza della prima, è stata basata sulla necessità del tracciamento dei contatti per ogni singolo positivo riscontrato. Di qui l’app “immuni” che non ha riscontrato grande successo e che non ha debitamente funzionato. La Sicilia è maglia nera proprio in questa capacità che è necessità per poter gestire e contenere i contagi. A 4 positivi su 10 non vengono chiesti di tracciare i propri contatti. Con un gravissimo rischio di tenuta dei contagi che mette in serio pericolo i risultati ottenuti fino ad ora . L’isola migliora infatti il proprio valore Rt da 1.04 a 0.79, il valore che indica la velocità di trasmissione, con la diminuzione di focolai e della pressione sulle terapie intensive e sugli ospedali.
Ma il fatto che si riesca a tracciare solo il 67% dei positivi pone la Sicilia all’ultimo posto fra le regioni italiane. Il Lazio riesce infatti a tracciare l’85,4% dei positivi, l’Emilia Romagna il 73,6%, la Liguria il 72,7%, la Sardegna il 67,6%, come emerge dall’ultimo report della cabina di regia ministeriale pubblicato nella giornata di ieri , 4 dicembre.
Ma quale sistema può essere messo in campo per risolvere il problema? Il sistema di affidare il tracciamento ai medici di famiglia, incaricandoli di notificare i decreti di quarantena obbligatoria e soprattutto quelli di scioglimento a persone che rimangono in migliaia bloccati dentro le proprie abitazioni in attesa, non può essere avviato se non tramite un’ordinanza della Regione. E’ già accaduto in Veneto e sembra che funzioni. Al momento come vengono controllati i positivi in isolamento? Chi controlla che nessuno di loro esca ugualmente diventando consapevoli untori? Sono molti i casi segnalati, così come esistono denunce per epidemia colposa. Dunque è un fatto. Il problema è che le ASP e le USCA non funzionano come si era atteso.
