Da familiare e convivente in seguito ad un vile abbandono si diventa inevitabilmente un randagio. Il randagismo, alimentato da comportamenti umani e sociali diffusi, pone problemi impellenti di sicurezza e igiene urbana e svela al contempo il lato oscuro dei nostri rapporti con la natura in generale. Contenere e gestire un tale fenomeno eticamente non neutrale ci sottopone ad una prova coinvolgente di civismo, giacché gli animali randagi non sono, anche se non per tutti è ovvio, rifiuti da raccogliere e smaltire, ma esseri sensibili ed emotivi soddisfacentemente integrati con la nostra quotidianità, e pertanto meritano di essere accolti, accuditi e restituiti alla loro originaria vitalità.
Tale impresa non richiede solo l’impiego strategicamente studiato di risorse finanziarie e di strutture organizzative specializzate, ma soprattutto ci sollecita ad un rivalutato rispetto per la nostra umanità. In ogni comunità son numerose le persone che per compassione si prendono cura degli animali abbandonati, ma qualsiasi impegno privato non può che risultare insufficiente al compito.
Purtroppo alla sensibilità delle generazioni giovani e all’interesse dell’opinione pubblica mondiale per l’ambiente maturato per l’urto di eventi catastrofici e sulla scorta di conoscenze che inducono a superare la classificazione della biosfera in regni separati, non corrisponde adeguata consapevolezza della politica e delle sue istituzioni.
A Messina un recente tentativo di collaborazione tra assessorato e associazioni animaliste per dare una dignitosa sistemazione ai cani dopo la chiusura del canile di via Don Blasco è naufragato tra insulti ed accuse, armi spuntate di incomprensione convinta e di sospetti tenaci che non fanno onore a nessuno, ma a tutti male.
La penuria endemica delle casse comunali non spiega l’inerzia dell’assessorato adagiata sul problema del randagismo. Gli errori, le ripicche e le chiusure risalgono ai pregiudizi e ai limiti culturali che relegano l’ambiente, natura ed animali, e le nostre interazioni con esso in un ambito di valori e beni marginale, a cui destinare risorse di tempo, di idee e di mezzi residue di un capitale intellettuale e finanziario già esiguo per dispersione e sperpero, quindi un bel niente. In tal modo si è apparecchiato un esempio di vuoto politico e amministrativo. Per riprendere l’iniziativa in assenza di prospettive bisogna dotarsi di molto coraggio, non nascondendosi comunque che a Messina la normalità si cela in cima all’Everest.
Carlo Callegari Partito animalista italiano