“Mi piace immaginarmi come Lumière ne “La Bella e la Bestia”. Essere il maestro di cerimonia. Trasmettere agli altri il nostro concetto di bello. La Villa è casa nostra, chi la sceglie si affida ai sentimenti, all’anima”.
Claudio Mazzullo
Care Amiche, non è un appuntamento come gli altri, questo, per me. Ero poco più di una bambina quando mio padre cominciò a lavorare a Villa Musco. Non ricordo la prima volta che l’ho vista, per quel che mi riguarda la conosco da sempre. Gli anni sono passati velocemente, lasciandoci in dono la memoria dei momenti speciali. I miei momenti sono parte di me. Mi qualificano, mi rappresentano. Ho costruito la mia persona e le mie aspettative su ogni singola pietra della villa, ho chiuso gli occhi tante volte per guardare in faccia i miei sogni e li ho riaperti credendo di esserci finita dentro. Non so come spiegarvi. E’ la mia casa, il mio posto magico.
La storia mista al mito tramandato con la voce del popolo. La Villa ha giocato il ruolo della protagonista tante volte, in contesti diversi, in scenari a volte epocali, altre intimi e discreti.
“Sapete come Musco riuscì ad acquistare la Villa dalla storica famiglia De Spucches? – Ci spiega Claudio Mazzullo, co-proprietario del ristorante Villa Musco – Grazie ad un brillante. Esatto, un regalo fatto in passato a sua moglie. Quando le truppe naziste entrarono con la forza all’Excelsior, Angelo e la sua famiglia presero quel che poterono prima di mettersi in salvo. Si racconta che quel brillante, da solo, valse l’acquisto di quella che sarebbe divenuta Villa Musco. Capite perché ne sono innamorato? Non esiste storia più romantica. Il destino ne ha fatto la cornice di una delle più importanti famiglie nobiliari e, successivamente, il conforto e la protezione per uno dei personaggi più esilaranti della nostra cultura teatrale. E se qualcosa è valsa quanto il fascino e la maestosità di ogni suo scorcio, è stata la purezza di un brillante, simbolo dell’amore e della più grande delle dichiarazioni che un uomo possa fare alla sua donna”.
I riferimenti storici all’attuale gestione della famiglia Mazzullo non finiscono qui. Dovete sapere, infatti, che se al termine della guerra la famiglia Musco lasciò la villa, la figlia più piccola decise di restare per farne la prima alta scuola di cucina. Quella che oggi potremmo definire “gourmet”. L’arte della ristorazione assorbì il fascino delle storiche cucine sul mare di Messina e ancora oggi respiriamo l’odore degli antichi fasti aristocratici.
“La Villa trasuda la storia. Abbiamo creato l’idea della “nostra” Villa sulle sue pietre miliari. – Prosegue Claudio Mazzullo – Ne ho sempre subìto il fascino, nutro una profonda ammirazione per ciò che è stata e per ciò che rappresenta. E’ un’istituzione storica, una reliquia dallo straordinario valore territoriale. Un mausoleo di epoche e scenari tra i più simili e distanti allo stesso tempo rispetto a quella che è la nostra visione. Abbiamo raccolto l’eredità del passato per farne una dimora accogliente ed esclusiva, un cult della ristorazione siciliana e lo sfondo perfetto per la più romantica delle promesse, nel segno di un brillante, che da sempre ne rievoca la storia.”
Claudio mi fece la proposta nella saletta delle vòlte. Mi chiese di diventare sua moglie lì dove anni prima avevamo incrociato i nostri sguardi per la prima volta. Ci siamo conosciuti all’ombra degli alberi secolari e ci siamo innamorati. Io quella sera compivo 18 anni e lui era stato chiamato da mio padre come dj della festa. La villa ci ha visti crescere e diventare le persone che siamo oggi. Mi ha vista piangere commossa nel sussurrargli il mio “sì”, e poi si è fatta cornice del nostro giorno perfetto, come il più bello dei film.
“E’ stata la scommessa più grande della mia vita. Quando Tindaro e Giacomo sposarono il mio progetto condividevamo l’obiettivo di far rinascere quelle antiche stanze. Trovammo un accordo con la famiglia Prèvite, proprietaria della Villa, e ci lanciammo in questa straordinaria avventura. Oggi non siamo solo un’azienda. Villa Musco è la nostra casa”.
“Quando dico che questo è un posto speciale ci credo davvero. – Ci tiene a sottolineare Claudio – E’ il posto che nutre la mia anima, come lo è per mia moglie, per mio fratello e per la famiglia Mollica. Ci credo con ogni fibra del mio essere. Immagino gli alberi parlare. Quante cose potrebbero raccontarmi. Mio suocero Tindaro condivide la sua vita con quella della villa da più di vent’anni. Virginia, Tindara e Stefania hanno legato a doppio filo il loro focolare domestico a quello caldo e rassicurante dell’antica dimora dei De Spucches. Io e mio fratello Giacomo ne abbiamo abbracciato l’esistenza e insieme a Tindaro ci siamo lanciati in quella che sarebbe divenuta la più esilarante partita da giocare. Siamo un solo corpo e una sola famiglia. Siamo gli eredi di qualcosa che va oltre le nostre vite”.
Virginia Mòllica