Quindici anni di precarietà tra appalti, aziende private e licenziamenti per poi essere riassunti e per ricominciare tutto da zero. Sono i letturisti dell’AMAM che si sono incatenati simbolicamente stamattina davanti alla sede del gestore idrico messinese, sono coloro che effettuano le letture dei vecchi contatori sui quali e sulle quali letture si basa tutto il complesso sistema di fatturazione e la sopravvivenza stessa dell’Azienda che eroga acqua a tutta la città . L’AMAM infatti deve effettuare almeno due letture effettive l’anno per poter far valere le fatturazioni effettuate sulla base di stime di conteggio dell’effettivo consumo idrico di famiglie, enti ed imprese.
Un lavoro che dieci persone, dai 30 ai 60 anni, svolgono da 15 anni per mezzo di tante aziende private che si sono succedute e che mai hanno garantito un rapporto di lavoro stabilizzato e sufficientemente sicuro a queste dieci famiglie. Ed è questo il punto: “Non ci interessano le ditte private” dicono i letturisti incatenati al cancello principale di AMAM, stamattina in viale Giostra, “l’Amam conosce la nostra, anzi le nostre professionalità. Sa bene l’azienda che andando verso la lettura automatica con nuovi contatori la figura del letturista andrà a scomparire, ma sa anche che in questi anni abbiamo svolto anche lavori di segnalazione guasti, di chiusura utenza, di riparazione. insomma siamo quella forza lavoro di cui AMAM non dovrebbe fare a meno e che conosce da 15 anni” dicono.
Le letture sono ferme da mesi, anche per il lockdown che non permetteva l’accesso nelle abitazioni, ma ferme anche perché il vecchio appalto è scaduto e da ieri è entrato in vigore il nuovo per circa 149 mila euro con una impresa di Pisa. Un importo ben più basso rispetto ai precedenti che erano di circa 400 mila euro per servizi integrati oltre la lettura. Ma la “solfa” è sempre la stessa: precarietà a cui va aggiunta la modalità, anche questa solita.
Questi lavoratori si recano al lavoro, che si svolge su strada, con mezzi e spese proprie. Si spostano da Giampilieri ad Ortoliuzzo, anche più volte nella stessa giornata: “Se effettuiamo una sospensione di un’utenza la mattina a Giampilieri ed il pomeriggio siamo ad Ortoliuzzo e viene segnalato che l’utente ha regolarizzato, siamo costretti anche fuori dal turno di 4 ore di lavoro di tornare a Giampilieri per riattivare l’utenza sospesa” raccontano.
Solo 4 ore di lavoro al giorno per uno stipendio di circa 700 euro netti che netti non sono: togliamoci le spese di viaggio e la manutenzione del proprio mezzo. Insomma stipendi veri di circa 400 euro con i quali non è possibile mandare avanti le proprie famiglie, spesso monoreddito. Ma di internalizzazione di questo servizio non se ne parla, almeno non come è accaduto per altre realtà prima esternalizzate che oggi sono state inglobate in AMAM.
“Questi lavoratori non sono come quelli di Feluca o di altre aziende private o cooperative che hanno avuto la stabilizzazione e l’internalizzazione diretta in AMAM. I letturisti non hanno un rapporto diretto con AMAM, pertanto l’unica soluzione è un bando pubblico al quale dovranno partecipare” dice il presidente di AMAM, Puccio. Quando? Domandiamo noi e così anche i dieci lavoratori. Intanto le catene, gli striscioni, rimangono insieme ai lavoratori sotto il sole. “Siamo pronti anche allo sciopero della fame” annunciano.