Sulla vicenda cosiddetta degli “sciatori” che ha tenuto banco durante la fase più critica del lockdown messinese, non c’è un “silenzio inspiegabile”, bensì il silenzio dovuto in fase istruttoria. Una “quiete” apparente rotta ieri con un colpo di teatro ad effetto dal Sindaco De Luca nella sua diretta da Fiumedinisi: “L’inchiesta è in corso, anzi è a Reggio Calabria” ha detto. Un suggerimento che svela un retroscena e che suggerisce la presenza nella lista dei sottoposti ad indagine il nome di un magistrato (anzi una) messinese.
La storia è quella della epidemia nel settore della sanità e delle RSA messinesi: il gruppo di sciatori che da Madonna di Campiglio ripartono per Messina da Orio al Serio, aeroporto di Bergamo, zona che diventerà di lì a poco “la” zona rossa per eccellenza con il maggior numero di contagi. Imprenditori, probabilmente anche avvocati, docenti universitari, ma soprattutto medici ed anche un esponente della magistratura messinese che fanno ritorno a Messina molti di loro senza porsi in quarantena. Insomma la creme della professionalità messinese che “non poteva sapere dell’emergenza che stava incalzando e che non poteva sottrarsi alla responsabilità dell’autoisolamento”.
Di lì a poco case di riposo come quella di via Primo Settembre e case di cura come “Cristo Re” avrebbero affrontato il contagio da Coronavirus. Alcuni di questi “sciatori” avrebbero sporto querela contro chi dei messinesi chiedeva conto e ragione, nel loro piccolo, sui social, di cosa e di come era potuto accadere. Si.. anche querela.
Il resto è storia denunciata e raccontata più volte dallo stesso Cateno De Luca nelle sue infinite dirette di quel periodo. Adesso l’inchiesta, si viene a sapere, si sposta da Messina al Tribunale di Reggio Calabria. Ed ecco i motivi.
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