I social sono un’arma a doppio taglio: se da un lato possono dare visibilità, dall’altro possono anche riferire verità diverse e contrastanti, comunque da appurare. E’ il caso dell’imprenditore incatenatosi ieri davanti alla sede dell’ATM per crediti pregressi vantati nei confronti della società in liquidazione e mai percepiti. Crediti per circa ottantamila euro, riferisce la Gazzetta del Sud, derivanti dal servizio di pulizia prestato dalla ditta di cui Fortunato Stramandino è amministratore. Il gesto dell’imprenditore è rientrato ieri grazie alla mediazione del Presidente di ATM Pippo Campagna. Ma sui social un post racconta di un’altra verità riferita da una delle dipendenti dell’imprenditore, in altro appalto (alle Poste) che chiama a raccolta altri colleghi. Una “realtà” che sarebbe fatta di tfr non pagati, di una sentenza che non restituirebbe giustizia a favore di coloro che prestarono servizio, di un’azienda rimasta a nome della madre dello Stramandino, nonostante fosse morta. Questa l’ipotesi ed il racconto di questo gruppo di dipendenti, dall’altro lato c’è quella di Stramandino e della disperazione per un credito inserito nella lista senza fine di quelli di ATM in liquidazione. insomma se fosse vero quanto riferito con rabbia dagli ex dipendenti, sarebbe vero che “chi la fa.. l’aspetti”. Siamo ovviamente a disposizione dell’imprenditore per qualsasi dichiarazione di smentita voglia dare a quanto riferito dai dipendenti della sua società di pulizia alle Poste.
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