Messina, 21 maggio 2020
E’ stata una ripartenza lenta quella dei negozi di prossimità, in particolare nel settore abbigliamento, dove le vendite sono ben al di sotto della normalità. Sebbene le imprese abbiano accolto con entusiasmo la fine del lockdown, sobbarcandosi spese considerevoli per adeguarsi alle prescrizioni di sicurezza imposte, l’avvio della loro fase due è stato fiacco.
Le vendite non decollano, complice il fisiologico calo dei consumi dovuto al clima emergenziale, ma anche lo stop al turismo, la chiusura delle scuole e una ancora modesta ripresa delle attività negli uffici fanno la loro parte.
“A questo quadro va aggiunta la concorrenza sleale delle grandi catene dello shopping- spiega il presidente di Confesercenti Messina Alberto Palella– che hanno già iniziato ad ‘aggredire’ i consumatori con pratiche di marketing a dir poco scorrette. Migliaia gli sms e le mail inviati ai clienti in questi giorni per avvisare di saldi fino al 50%, mentre in tutta Italia si è deciso per un avvio dei saldi posticipato ad agosto, ed in Sicilia si va verso la stessa direzione. Volendo usare un eufemismo, i piccoli imprenditori sono dunque cornuti e mazziati, poiché non solo sono costretti a sostenere spese per la sanificazione e l’adeguamento dei locali, continuando nel contempo a pagare tasse e affitti, ma d’altro canto non ricevono nessuna tutela di fronte ai colossi dell’abbigliamento. E così mentre nei centri commerciali le file si allungano, non si sa con quali rischi per la salute, i negozi di vicinato si spengono, pur offrendo maggiori garanzie sul fronte del contenimento del contagio”.
Altro nodo da sciogliere è quello relativo alle chiusure domenicali degli esercizi commerciali, con particolare riferimento a quelli inseriti in contesti a vocazione turistica.
“Si parla tanto di incentivare il turismo di prossimità– prosegue Palella– ma i negozi di abbigliamento in località come Taormina, Capo D’Orlando, le Eolie, solo per citare alcuni dei centri a vocazione turistica del messinese, sono obbligati a restare chiusi la domenica, perdendo la possibilità di acquisire i clienti ‘della gita del fine settimana’. Quei pochi su cui potrebbero contare. L’ordinanza regionale che vieta le aperture domenicali non tiene conto delle cittadine con queste peculiarità e chiediamo che venga rivista, se davvero si vuole promuovere il turismo locale e sostenere le imprese”.