Messina, 20 maggio 2020 – nota stampa
Con la ripresa delle attività degli esercizi commerciali sono stati riaperti anche alcuni dei locali situati nel centro storico della città nella zona della movida, quali lounge bar e locali che somministrano di bevande alcoliche.
Ma le modalità di tale riapertura, in alcune aree come via Cardines e le stradine limitrofe, si sono svolte senza il rispetto delle disposizioni minime sulla sicurezza personale e dei relativi protocolli previsti. Ciò senza che vi siano stati i controlli necessari per impedire gli assembramenti e la possibilità di diffusione del contagio.
Si è così verificata la reiterazione del rituale autolesionista da parte dei frequentatori di tali locali del “binge drinking” che per il suo svolgimento porta alla riduzione delle distanze e ad una pericolosa prossimità promiscua, dato il momento particolare che stiamo vivendo tutti come collettività. Ciò senza utilizzo delle mascherine e del rispetto del distanziamento sociale e con la creazione di assembramenti che si sono protratti con schiamazzi fino alle quattro ed oltre di mattina, a causa anche della assurda e incomprensibile mancata previsione in tutti i decreti e le ordinanze emesse di un orario di chiusura dei vari locali.
Viene lecito, quindi, porre una domanda : ma è concepibile e responsabile passare dal coprifuoco alle diciotto, dalle multe per inosservanza delle determinazioni sindacali, anche a chi usciva a prendere una boccata d’aria sotto casa o si recava sulla spiaggia deserta antistante la propria dimora, dal “vi ordino di stare a casa perché il coronavirus è nell’aria“, dai droni che avrebbero dovuto inseguirci e localizzarci, all’indiscriminato liberi tutti ed alla anarchia più totale senza controlli da parte delle varie forze dell’ordine per fare rispettare le regole fatte a tutela della salute di tutti i cittadini?
Perché, purtroppo, il virus non è volato via con lo Scirocco ed a causa di soggetti asintomatici e paucisintomatici potrebbe diffondersi se non vengono rispettate le misure previste e questa domanda, auspicandoci risposte esaustive, la rivolgiamo al Sindaco ed alla sua Amministrazione, al Prefetto, al Questore e, per quanto di loro competenza, alle altre Autorità Sanitarie.
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