Messina, 16 maggio 2020
Il RIS di Messina ha avviato ieri gli accertamenti tecnici non ripetibili su quanto sequestrato in quell’appartamento di Furci Siculo che fu scena del crimine della morte di Lorena Quaranta, la studentessa di Favara uccisa dal suo fidanzato nella notte tra il 30 ed il 31 marzo scorso.
Tra gli oggetti sequestrati si punta su un phone con tracce di sangue e su un coltello con l’impugnatura di plastica, oltre ad una lampada di porcellana: tutti possibili corpi contundenti compatibili con le ferite riscontrate sul cadavere della povera ragazza e che potrebbero dare una luce diversa sulla dinamica rispetto a ciò che ha raccontato nell’immediatezza Antonio De Pace, anche lui studente all’Università di Messina.
In particolare il De Pace, difeso dall’avvocato Bruno Ganino aveva dichiarato di aver ucciso la fidanzata con una coltellata vibrata allo stomaco, dinamica che sarebbe in parte non convalidata dagli accertamenti medico legali . I medici durante l’esame autoptico avrebbero infatti evidenziato uno strangolamento e traumi da corpo contundente, otre che pugni e calci.