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Messina, 5G, Urbact, Barcelona ed il cane che si morde la coda. Quei progetti del Sindaco che non si potranno fare senza.

- 27/04/2020
urbact

Messina, 27 aprile 2020

Cateno De Luca ha sposato la “battaglia” contro il 5G, ma lui, novello Don Chisciotte di Messina non ha fatto i conti con i suoi stessi progetti, peraltro presentati in pompa magna all’Expo di Barcelona e solo qualche mese fa.

I progetti che non possono farsi senza il 5G sono l’Urbact e la trasformazione di Messina in quella smart city per i quali “Messina è stata invitata a presentarli a Barcelona“.

La battaglia contro il 5G potrebbe anche, un domani, restituire al Sindaco la corona di colui che ha saputo vedere lontano, ma solo una volta e se eventuali danni, oggi alla stregua delle fake news, dimostrerebbero danni fisici a lungo andare sulla popolazione. Ma che le antenne a bassa potenza ma a maggior diffusione del 5G possono nuocere alla salute lo si saprà ancora tra molti anni, visto che ancora oggi non si ha certa contezza di quanto facciano davvero male le antenne ad altissima potenza del 2G e del 3G. Solo tra molti anni. Si perché il 5G ha una potenza di irradiazione di molto minore rispetto all’attuale 2G e 3G di cui siamo pieni. Il 5G ha bisogno infatti, proprio per l’utilizzo di onde corte, di un numero maggiore di antenne per diffondersi, in quanto gli ostacoli non possono essere trapassati, cosa che accade invece con il 2G ed il 3G. Cosa che accade anche in questo momento.

Ciò che invece sarà il danno immediato con il NO al 5G sposato da De Luca sarà certamente la digitalizzazione monca della città di Messina. Quella fitta rete di interconnessioni tra telecamere, informazioni fornite sullo stato dell’arte delle forniture idriche, quel riconoscimento facciale, la possibilità di sviluppare insomma il progetto di cui prima, quell’Urbanact che vede anche l’Università di Messina in partnership, che non potranno mai realizzarsi. Carta inutile, video e presentazioni a Barcelona prive di significato.

Sarebbe interessante sapere, infatti, proprio che ne pensa l’Università di Messina del “no” di De Luca al 5G. Quell’Istituzione che si occupa anche della salute e potrà occuparsi in modo più concreto della vera rivoluzione della scienza medica: la telemedicina, come ad esempio le operazioni chirurgiche in remoto, impossibili senza il 5G, ma che possono salvare una vita, accorciando distanze e tempo prezioso di intevento.

Ecco: De Luca rincorre il 5G per azzannarlo ma rischia di essere come quel cane che per azzannarsi la coda, si accanisce in un’impresa inutile, facendo danno a sé stesso. Un’impresa che potrebbe essere dunque dannosa. Ed, in questo caso, non produttiva per la città di Messina.