149 views 5 min 0 Comment

Studio cinese: “Il coronavirus è mutato almeno in 30 nuovi ceppi. Non basterà un solo vaccino. In Europa il più letale”

- 22/04/2020
coronavirus scaled

22 aprile 2020

Il nuovo coronavirus è mutato nel tempo in almeno 30 ceppi diversi con patogenecità e letalità diverse“, lo scrivono studiosi dell’Università cinese di  Zhejiang in un lavoro che deve ancora essere accreditato dal sistema di controlli della comunità scientifica. Il gruppo di studio cinese avrebbe identificato almeno 19 ceppi mai visti prima e con letalità molto diversa, ma ciò che emerge in assoluto è che il coronavirus si adatta e muta in funzione della condizione tipica del suo ospite. “Sequenziare l’RNA, cioè leggerlo, è importante per cercare di capire l’evoluzione e la patogenicità del virus, cioè se questa mutazioni sono più o meno associate a una differente forma di patogenicità. È bene però non dimenticare che non dipende solo dal virus: queste variazioni devono dialogare e interfacciarsi con il genoma dell’ospite. E’ quello che stiamo cercando di capire” dichiara all’AGI Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma e coordinatore del progetto GEFACOVID, un maxistudio internazionale che ha lo scopo di esaminare in dettaglio tutte le informazioni genetiche relative a SArs-Cov2 al fine di identificare nuovi percorsi diagnostici e nuove terapie. “Se cambia la proteina spike, la chiave d’ingresso del virus, cambia pure il recettore dell’uomo. Nelle varie popolazioni – spiega Novelli – sappiamo che l’ACE2, che è il recettore di spike, cambia. E allora è interessante cercare di capire che relazione c’è tra patogeno e ospite. Non bisogna mai dimenticare che l’effetto di un’infezione è sempre un rapporto mutualistico tra patogeno e ospite, tra genoma del patogeno e genoma dell’ospite“.

Così, sempre in base allo studio cinese, il ceppo arrivato in Europa avrebbe una letalità maggiore rispetto a quello degli Stati Uniti. In particolare i due tipi di ceppi giunti in America hanno una letalità molto diversa:

con il tipo A che domina la costa occidentale e il tipo B che invece avrebbe una maggiore distribuzione a New York. Gli esperti affermano che l’epidemia di tipo A si è diffusa negli Stati Uniti dalla Cina, mentre quella di tipo B che ha colpito New York sarebbe probabilmente arrivata dall’Europa.  

Gli scienziati ritengono che il SARS-CoV-2, sia costantemente mutato per superare la resistenza del sistema immunitario in diverse popolazioni. Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi hanno analizzato i ceppi virali di 11 pazienti cinesi con coronavirus. Il gruppo di ricerca, coordinato da Li Lanjuan, ha testato l’efficacia del virus su cellule umane in laboratorio. La carica virale – la quantità di virus – è stata valutata in tutte le cellule dopo una, due, quattro e otto ore, nonché il giorno successivo e 48 ore dopo. 

Gli esperti hanno anche esaminato gli effetti citopatici (CPE), cioè l’insieme di cambiamenti morfologici che una cellula infetta da virus può assumere, fino a tre giorni dopo l’esperimento. I ceppi più aggressivi hanno creato fino a 270 volte più carica virale del tipo meno potente e hanno prodotto la più alta carica virale che, a sua volta, ha determinato anche una più elevata morte cellulare.

Queste mutazioni erano state osservate anche in diversi paesi europei duramente colpiti, come l’Italia e la Spagna, prima di diffondersi a New York.  Tuttavia, alcune delle mutazioni più lievi sono quelle che caratterizzano i ceppi in gran parte trovati negli Stati Uniti, tra cui lo Stato di Washington, come quello di Wuhan dove ha avuto inizio tutto. Inoltre, i ricercatori hanno avvertito che solo perché alcune mutazioni sono più lievi, questo non significa che c’è un basso rischio di mortalità.

Da qui si potrebbe arrivare alla conclusione che forse non basterà solo un’arma: “Quindi probabilmente si dovrà pensare a più di un vaccino o a più di un anticorpo monoclonale“, sottolinea Novelli. “Il nostro obiettivo quindi è quello di individuare i punti deboli di questo virus e costruire armi contro le parti del virus che non cambiano o cambiano poco“. (FONTE AGI)