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Settimana bianca: è correità nel reato di epidemia il tacere i nomi o non tracciarne i contatti ponendoli tutti in quarantena

- 23/03/2020
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Messina, 23 marzo 2020 di Giuseppe Bevacqua

Sembra essersi placata l’ira del sindaco De Luca sul mistero “Settimana bianca”, o quella degli “allegri sciatori” come il quotidiano locale li ha definiti. Allora, come ho già fatto dagli schermi di TIRRENOSAT, voglio riaccenderne i riflettori.

L’articolo 55 del codice di procedura penale prevede che chi abbia responsabilità di polizia giudiziaria ha l’obbligo, oltre che di prendere notizia del reato e di ricercarne gli autori, anche quello di far in modo che tali reati non “vengano portati a conseguenze ulteriori”. Se ciò non avviene oltre alla violazione del precedente articolo, si contravviene al disposto dell‘articolo 328 del codice penale commettendo omissione.

Ma ancor peggio, qualora si tratti di mancata salvaguardia della salute pubblica e , come in questo caso, di diffusione e propagazione di epidemia, cagionata a causa dell’omissione, è configurabile la correità in quanto previsto dall’articolo 438 del codice penale: ” Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo [448, 452]“.

Ciò detto ritengo che i cittadini, i medici, i sanitari, debbano sapere con certezza la lista ufficiale ed accertata dei nomi di quei professionisti e dei loro accompagnatori che hanno commesso la, definiamola, “leggerezza” di non essersi auto denunciati al ritorno da quella vacanza e non ponendosi in quarantena. Quanti sono i medici, i sanitari, i pazienti che inconsapevolmente sono stati loro vicini? E quanti di questi, a loro volta, nell’esercizio della professione si sono accostati ad altri pazienti? Ed ecco che alla fine, più che dei nomi, è necessario che interessi che venga stabilita ed accertata la LINEA DEL CONTAGIO, da Sindaco, ASP, Prefetto, Procuratore della Repubblica, e quant’altro ne abbia l’obbligo ai sensi dell’articolo 55 del codice di procedura penale. Tale linea si è propagata nella nostra sanità, nelle cliniche, nei pensionati, negli studi privati, fino ai cittadini. Non farlo, non provvedere ad identificare e bloccarne la linea del contagio, equivarrebbe ad esserne complici. Tutti quanti.