Messina, 18 marzo 2020
“Non si può rischiare la salute per poco più di 600 euro al mese. I lavoratori impegnati in attività socialmente utili devono essere tutelati come gli altri”. Il sindacato autonomo CSA ASU Sicilia scende in campo per tutelare gli ASU, anello debole della catena della Pubblica Amministrazione. L’emergenza coronavirus sta rivoluzionando le modalità lavorative anche nella PA e la CSA ASU Sicilia chiede un’adeguata copertura sanitaria anche per questa categoria.
“La soluzione è semplice -spiegano dalla CSA ASU Sicilia. Se non ci sono alternative questo personale deve essere esentato dal servizio. Chiediamo l’estensione di quanto previsto dall’articolo 87, comma 3, del decreto n° 18 del 17 marzo 2020, relativo al potenziamento del Servizio Sanitario nazionale e al sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza da COVID-19”.
Il decreto è molto chiaro e prevede, nel caso in cui non sia possibile ricorrere al lavoro da casa, che le Pubbliche Amministrazioni utilizzino ferie pregresse, congedo, banca ore, rotazione e quant’altro per evitare di affollare i luoghi di lavoro. Nei casi in cui non fosse possibile ricorrere a queste opportunità, il personale dipendente può essere esentato dal servizio mantenendo, nel caso degli ASU, il pagamento dell’assegno mensile ed eliminando l’indennità sostitutiva di mensa se prevista.
“Molti servizi non possono essere garantiti -chiosa la CSA- altri, come i siti archelogici e gli uffici delle Soprintendenze, sono stati chiusi. Ci sono poi servizi che non possono essere gestiti dai lavoratori ASU perché questi ultimi sono solo di supporto ai dipendenti di ruolo. Così come è giusto tutelare il personale a tempo indeterminato della PA, è altrettanto giusto tutelare i lavoratori ASU, ai quali non si può chiedere di mettere a rischio la propria incolumità e quella delle loro famiglie per un assegno mensile che va dai 600 ai 700 euro al mese. Gli strumenti per farlo ci sono e adesso pretendiamo garanzie anche per gli ASU, troppo spesso trattati come lavoratori di serie B nonostante spesso siano proprio loro a garantire efficienza e servizi in settori che altrimenti sarebbero scoperti”.
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