Messina, 15 marzo 2020
Come nel film “Io sono leggenda”: il silenzio e le strade vuote, con solo il rumore del vento ed il suono delle campane. Ma non è notte a Messina, sono solo le 20.30. La città si è presentata così nel primo sabato di applicazione del DPCM a Messina. La popolazione è rimasta a casa e sembra aver capito che l’unica soluzione a questa battaglia contro il nemico invisibile, l’unico modo per difendersi è rimanere in casa e limitare il più possibile i contatti.
Ciò che maggiormente fa impressione è proprio il poter avvertire quei rumori che normalmente in città non puoi sentire: il vento fra gli alberi, il cigolare di imposte, il calpestio lontano di un cane randagio. Sono in pochi coloro che attraversano la città in strade completamente deserte: camion che trasportano merci, messinesi che finiscono il proprio servizio di lavoro, qualcuno che porta velocemente il cane a fare i bisogni.
Solo panifici aperti e l’autogrill sull’autostrada, fra nervosismo, stanchezza e richiesta giustamente ossessiva di mantenimento della distanza di sicurezza: il timore del contagio adesso è tangibile. Per strada sfrecciano veloci, approfittando delle strade deserte tanti scooter per le consegne a domicilio. “Sono aumentate le richieste. La gente cerca di non muoversi e per noi c’è più lavoro” dice uno dei giovani dei tanti circuiti di consegne a domicilio, che incontriamo in galleria Vittorio Emanuele, nel retro di un noto fast food, “la gente ha paura: chiede di lasciare la consegna nel portone o dietro la porta. E per noi va bene così. Limitiamo al massimo i contatti. L’azienda di consegne ci ha fornito tutti i presidi di sicurezza necessari“.
Le consegne a domicilio sono una soluzione che può alleggerire la terribile crisi economica che sta scatenando il coronavirus, insieme alla paura del contagio. Ma non tutti possono effettuarle. E’ necessario essere in regola con quanto dispone la normativa e non tutti sono in regola. Così ci sono anche i furbi che si improvvisano e che chiudono velocemente la serranda abbassata a metà, non appena in lontananza si vedono i lampi blu della Polizia Municipale o di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, che pattugliano la città in lungo e in largo, in modo ossessivo e continuo.
Intanto agli imbarcaderi della stazione marittima la Blu Ferries avvia le quotidiane operazioni di sanificazione dei mezzi veloci. Una procedura importantissima che consente di mettere in sicurezza le navi. Le tute bianche dei sanificatori rimandano ai più famosi film catastrofici. Ma Messina comincia ad abituarsi a ben altre tute bianche.
Alla Stazione centrale i pannelli degli arrivi e delle partenze mostrano tutti i treni, compresi quelli regionale cancellati. La voce registrata comunica che i treni notturni sono stati tutti annullati. Fuori sotto i portici, un clochard dorme abbandonato sul pavimento, come se a Messina e nel mondo non fosse cambiato niente.
“Quanto durerà tutto questo”: è automatico chiederselo. Il silenzio di una città che si è fermata restituisce davvero il senso di quanto sta accadendo e che non era mai accaduto, almeno a memoria delle ultime due generazioni che non hanno conosciuto la guerra. “Andrà tutto bene” ma solo se saremo responsabili.
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