Palermo, 16 ottobre
La sfida al mieloma multiplo, una forma aggressiva di tumore del sangue, approda in Sicilia dove secondo le stime sono almeno 350 i nuovi casi diagnosticati ogni anno e alcune migliaia i pazienti che convivono con la malattia, che si avvalgono dei Centri ematologici di eccellenza siciliani. Grazie alla ricerca oggi la sopravvivenza è aumentata e la qualità di vita migliorata grazie anche al trapianto di cellule staminali, che fa guadagnare tempo di vita libero, allontanando ricadute. Sulla metafora della scherma la campagna “Mieloma Ti Sfido” (www.mielomatisfido.it) promossa da AIL – Associazione Italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma onlus, che compie 50 anni d’attività, insieme a La Lampada di Aladino e il coinvolgimento di due testimonial: Aldo Montano, medaglia d’oro nella sciabola ai Giochi Olimpici di Atene 2004 presente alla conferenza stampa palermitana, ed Elisa Di Francisca, due ori nel fioretto alle Olimpiadi di Londra 2012 e argento alle Olimpiadi di Rio 2016, che ha mandato un videomessaggio. Inaugurata in piazza Verdi l’installazione itinerante “I Duellanti” per veicolare fino al 17 ottobre ai cittadini il messaggio chiave, sintetizzato nell’hashtag ufficiale #iotisfido. “Il Mieloma Multiplo è molto aggressivo, ha un impatto importante sulla qualità di vita ed è ancora poco conosciuto, spesso diagnosticato non tempestivamente per il carattere aspecifico dei suoi sintomi – ricorda Sergio Amadori, presidente nazionale AIL – è importante dare ai pazienti un messaggio di speranza ed essere al loro fianco per incoraggiarli. E’ il secondo tumore del sangue per diffusione dopo i linfomi non-Hodgkin; colpisce prevalentemente le persone anziane – l’età mediana alla diagnosi è 70 anni – ed è caratterizzato dall’alternanza tra periodi di remissione, ottenuti grazie all’efficacia delle attuali terapie, e comparsa di recidive che hanno un impatto pesante sia sul piano fisico che su quello psicologico.
In Italia si registrano ogni anno circa 6.000 nuovi casi, in Sicilia 350 e almeno 4.000 coloro che convivono con questa malattia onco-ematologica, che colpisce in prevalenza dopo i 70 anni di età. È incoraggiante però l’aumento della sopravvivenza dovuto a diagnosi più precoci e opzioni terapeutiche. L’iter che porta all’accertamento della patologia resta ancora piuttosto complesso, vista anche l’eterogeneità dei pazienti, e si avvale di esame clinico, analisi ematochimiche, citogenetiche sulle plasmacellule e indagini strumentali, volte ad individuare la presenza della componente monoclonale e un eventuale danno d’organo, piuttosto frequente. “La sopravvivenza è passata da 2 a quasi 10 anni – sottolinea Sergio Siragusa, direttore Ematologia con Trapianto del Policlinico Giaccone di Palermo e vicepresidente Società Italiana di Ematologia – perchè abbiamo finalmente a disposizione farmaci che agiscono in maniera selettiva sulla cellula mielomatosa e sull’ambiente che ne controlla lo sviluppo (microambiente midollare); e poi riusciamo a controllare meglio anche le complicanze del mieloma”.
Lo schema che in Italia è attualmente indicato nella fase di pre-trapianto è la tripletta talidomide, bortezomib, desametasone – dichiara Maurizio Musso, direttore Oncoematologia e TMO La Maddalena di Palermo – gli altri farmaci, ormai approvati in Europa ed efficaci, da noi non hanno ancora indicazione. Inducono una remissione della malattia, distruggendo le plasmacellule maligne e riducendo le varie localizzazioni, prima di tutto nel midollo e nelle ossa. Inoltre, la terapia di mantenimento post-trapianto produce un allungamento permanente della durata della risposta alla malattia. Il paziente sta bene per un lungo periodo, oltre 50 mesi. Così sopravvivenza è più che triplicata e il paziente con un Mieloma non particolarmente aggressivo ha una buona aspettativa di vita”. Sul tema delle ricadute è intervenuto Francesco Fabbiano, direttore Ematologia a indirizzo oncologico ai Riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo: “E’ un evento molto traumatizzante per il malato e in genere si tratta con farmaci diversi dai precedenti, che vanno dagli inibitori del proteosoma agli anticorpi monoclonali. È sempre meglio utilizzarli in combinazione (triplette), per esempio nel paziente recidivato si impiega lenalidomide, cortisone e daratumomab, oppure lenalidomide, cortisone e carfilzomib”.
Infine secondo Francesco Di Raimondo, direttore UOC Divisione Clinicizzata di Ematologia del Vittorio Emanuele di Catania: “Le speranze sono legate soprattutto ai nuovi anticorpi monoclonali, che saranno presto disponibili in prima linea, agli anticorpi bi-specifici e poi naturalmente alle CAR-T, che apriranno opportunità di cura prima impensabili”.
Oggi i pazienti con Mieloma Multiplo sono sempre meno soli nel loro percorso di cura grazie al lavoro di medici, infermieri e ricercatori, ai caregiver, alle campagne di sensibilizzazione e anche grazie all’impegno di Associazioni che offrono supporto, come l’AIL, molto attiva con la sezione di Palermo, e La Lampada di Aladino.
“Ogni giorno scendiamo in campo al fianco dei pazienti in questa sfida contro il Mieloma Multiplo – spiega Giuseppe Toro, presidente AIL Palermo-Trapani – sostenendoli con l’accoglienza delle famiglie nelle Case AIL, con il trasporto da e verso i Centri di ematologia, con l’assistenza domiciliare e lavorando insieme ai Centri di ematologia per un migliore supporto e orientamento ai pazienti e ai loro familiari”.