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FALSO in BILANCIO: Accorinti, la sua giunta, i dirigenti pro-tempore ed i revisori indagati

- 14/10/2019
accorinti voce di Sicilia

Messina, 14 ottobre

Tutti gli assessori, i revisori e l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti sono stati informati della conclusione delle indagini da parte del PM Antonio Carchietti, che ha di fatto indagato gli informati per il reato di falso in bilancio. Il periodo in esame è quello che va dal 2014 al 2016 e che, sulla base delle risultanze delle indagini effettuate, emarginerebbe come falsi i bilanci in esame del Comune di Messina. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di “dissimulare il dissesto” imperante in cui versava e versa il Comune di Messina. Un’ipotesi che accomuna Accorinti e la sua Giunta a quella di Giuseppe Buzzanca. E l’indagine del PM Carchietti sui conti gestiti da Accorinti & Co. è un filone che deriva proprio dalla vicenda che ha visto a processo l’intera amministrazione Buzzanca, consiglieri comunali pro tempore compresi. Non v’è invece traccia di avvisi di garanzia nei confronti dei consiglieri comunali in questa indagine, evidenza del fatto che è passato il principio che la loro funzione sarebbe stata quella della mera approvazione di quanto dichiarato dalla giunta Accorinti ed accertato dai revisori contabili, invece indagati. Ventiquattro avvisi di garanzia: l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, gli ex assessori Guido Signorino, Gaetano Cacciola, Sebastiano Pino, Eller Vainicher, Nina Santisi, Sergio De Cola, Daniele Ialacqua , Nino Mantineo, Patrizia Panarello, Filippo Cucinotta, i dirigenti del comune Antonio Cama, nel ruolo di ragioniere generale pro-tempore, Riccardo Pagano, Maria Canale, Domenico Manna, Antonella Cutroneo, Salvatore De Francesco, Giovanni Bruno, Vincenzo Schiera e Calogero Ferlisi e gli ex revisori a cominciare dal Presidente Dario Zaccone (indagato per i bilanci 2014 e 2015), Federico Basile e Giuseppe Zingales per finire all’ex segretario generale Antonio Le Donne.

In esame anche il Piano di Riequilibrio che discende dai bilanci e che secondo gli inquirenti sarebbe basato su attese di incasso del tutto inattendibili, a cominciare da quelle di AMAM, passando per le compartecipazioni attese da Casa Serena, per finire a quelle per le sponsorizzazioni. Spesso, evidenziano le indagini, a seguito di un’attesa di incasso ne derivava lo zero assoluto in bilancio consuntivo.

Parole pesanti quelle scritte nell’atto di conclusioni indagini: “in concorso tra loro, con più condotte esecutive di un medesimo disegno criminoso e nelle rispettive qualità e funzioni” gli indagati avrebbero prodotto una serie di atti pubblici “ideologicamente falsi”, con i quali sono stati formati i bilanci in esame del Comune di Messina , “attestando falsamente fatti dei quali gli atti predetti (compreso il bilancio comunale) erano destinati a provare la verità” determinando ” la formazione di un bilancio ideologicamente falso teso a rappresentare un equilibrio di bilancio in realtà insussistente, poiché recante previsioni di entrata per l’anno 2014 chiaramente sovrastimate e stanziamenti insufficienti a fare fronte ai cosiddetti ‘debiti fuori bilancio’ già censiti“.

Gli indagati avranno da oggi 20 giorni per la produzione di memorie difensive.