PALERMO, 11 GIU – Nonostante le tante promesse e le dichiarazioni pubbliche di solidarietà non si è trovata la soluzione “tecnica” che avevano auspicato e preannunciato i ministri Matteo Salvini e Marco Bussetti, subito dopo l’incontro del 23 maggio scorso in prefettura a Palermo, per la sanzione alla professoressa Rosa Maria Dell’Aria. La docente dell’Istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo era stata sospesa per 15 giorni dall’insegnamento e dallo stipendio per “omesso controllo” su una ricerca presentata in PowerPoint presentata dagli alunni della II E informatica, all’interno della scuola e con altre classi, in cui gli studenti avevano paragonato le leggi razziali del ’38 al decreto sicurezza del ministro dell’Interno Salvini. Domattina gli avvocati della docente Fabrizio La Rosa e Alessandro Luna, quest’ultimo anche figlio della docente, presenteranno alla sezione Lavoro del tribunale di Palermo il ricorso per chiedere la dichiarazione di illegittimità del provvedimento disciplinare preso dall’ufficio scolastico provinciale di Palermo nei confronti della professoressa, rientrata in classe lo scorso 27 maggio, dopo aver scontato l’intera sanzione disciplinare. La soluzione in via extragiudiziale per chiudere il caso non è stata trovata con il ministero dell’Istruzione in quanto l’unica persona che può revocare la sanzione è il dirigente dell’ufficio che l’ha firmata, cioè il provveditore agli studi di Palermo, Marco Anello, che tra l’altro è il vicario della dirigente dell’ufficio scolastico regionale andata in pensione. “Ci dispiace anche perché in giudizio i tempi si allungano, ma il ricorso è assolutamente fondato e arriveremo alla revoca della sanzione”, dice all’ANSA l’avvocato Alessandro Luna. “Ma non esiste altra soluzione – aggiunge il legale – per cui dobbiamo ricorrere al giudice perché la soluzione extragiudiziale ipotizzata per far dichiarare illegittima la sanzione e privarla di tutti i suoi effetti giuridici, non è perseguibile”. Secondo quanto spiega l’avvocato Luna “per evitare il ricorso avrebbe dovuto essere lo stesso Anello a riconoscere l’illegittimità della sanzione, un assurdo, perché la persona che dovrebbe revocare il provvedimento è la stessa che lo ha emesso”. Nel ricorso, di una quarantina di pagine, gli avvocati Luna e La Rosa sottolineano l’illegittimità della sanzione per la violazione degli articoli della Costituzione, della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e della stessa Dichiarazione sui diritti dell’uomo e chiedono il risarcimento di 10 mila euro “o nella minore o maggiore misura che il giudice riterrà equo” per danno all’immagine e alla reputazione professionale. (ANSA).
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