Messina, 17 maggio 2019
La sala della Borsa della Camera di Commercio è stracolma di dipendenti della Commerciale GICAP s.r.l., per l’incontro tra azienda e forza lavoro voluto dall’azienda. Una folla che la dice lunga sul livello di tensione che si respira in azienda in questi mesi. “Un fulmine a ciel sereno. Una contingente situazione che non ci aspettavamo. Tutto è precipitato in poco tempo a causa di quanto accaduto a Catania, dalla crisi del settore della grande distribuzione fino al ‘caso Pogliese’ “, risponde così alla nostra domanda su cosa è accaduto alla Gicap, il suo consulente commerciale, dottore Cavallaro , ma a telecamere spente. Rimane invece in religioso silenzio il “deus ex machina” signor Gianni Mignozzi che è al tavolo dell’incontro con i 700 dipendenti Gicap in rappresentanza di LIKESICILIA, costola del gruppo APULIA, azienda che dovrebbe dapprima affittare i punti vendita dell’azienda messinese per poi, nell’arco di due anni acquistarli, subentrando in toto all’azienda uscente.
IL CONCORDATO PREVENTIVO
Insomma l’improvvisato incontro di cortesia da noi chiesto, in conseguenza della nostra presenza inaspettata alla riunione aziendale, con il tavolo della dirigenza produce la parte “migliore” della situazione in cui versa l’azienda che fino a qualche mese fa veniva descritta come la “seconda azienda per fatturato a Messina”. L’azienda virtuosa, nata nel 1954, però è scivolata nel concordato preventivo, richiesto in fretta dalla proprietà Gicap per scongiurare un fallimento incombente viste “le istanze che cominciano ad arrivare”. Libri in Tribunale quindi per GICAP, domanda per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo ai sensi dell’art. 160 e seguenti della legge fallimentare. Un piano di ristrutturazione aziendale con conseguente richiesta di continuità aziendale ex art. 186 bis della legge per le procedure concorsuali che però determina che la cabina di regia non è più della famiglia Capone. “Da giorno 11 maggio ogni attività aziendale, ogni decisione dovrà passare dal giudice fallimentare. Adesso non possiamo più fare nulla se non autorizzati. Pertanto anche il pagamento del prossimo stipendio sarà soggetto ad autorizzazione del giudice” ribadisce il dottor Cavallaro.
IL FUTURO DEI DIPENDENTI GICAP s.r.l.
Una doccia fredda per i 700 dipendenti assiepati in una sala immensa che diventa però strettissima per l’accaloramento che determina questa notizia. Un fulmine a ciel sereno? Non proprio. I debiti ci sono e non era certo un segreto e gli scaffali dei 52 punti vendita di Gicap già urlavano forte lo stato di crisi imperversante. “Dobbiamo dunque venirne fuori e la famiglia Capone ha voluto fortemente questo incontro per il rapporto sempre ottimo avuto con tutti voi” dichiara il commercialista Gicap, al quale fanno da eco Valentina Capone che si fa interprete del padre e lo stesso Gianni Mignozzi di LIKESICILIA/APULIA che ci tiene a sottolineare come “la Gicap ha fatto delle rinunce importanti per addivenire all’accordo in itinere e che salverà tutti i lavoratori”.
L’AFFITTO/PASSAGGIO AD APULIA E LE “NECESSARIE RINUNCE”
Ad Apulia la Gicap ci arriva non senza difficoltà. “Abbiamo lanciato l’offerta e le risposte che sono giunte portavano allo spezzatino d’azienda. Se non fosse stato per l’APULIA e, dunque LikeSicilia, non saremmo riusciti a tenere unita la forza lavoro” così il dottor Cavallaro.
Ma qual è l’accordo e cosa comporta per i lavoratori: rinuncia alla solidarietà, quindi debiti nei confronti dei lavoratori da parte di Gicap che non transitano nella responsabilità gestionale di Apulia, rinuncia al pagamento degli arretrati che non si trasferiscono in solido nella continuazione aziendale, alla riduzione oraria e TFR in mano a Gicap che si impegnerà a versarlo con la vendita dei punti vendita. Un TFR, in sostanza momentaneamente congelato che verrà pagato in un secondo momento. Una richiesta non da poco per 700 famiglie che già sanno che probabilmente non avranno lo stipendio per intero questo mese, che già hanno cinque saldi di stipendi arretrati e che per 15 giorni non lavoreranno, se l’accordo andrà a buon fine, per l’adeguamento delle casse ed informatico passando alla gestione di APULIA.
I SINDACATI
E i sindacati? “Ci hanno fatto perdere un mese di tempo” sottolinea il commercialista di Gicap s.r.l, ed in sostanza avrebbero anche parte della “responsabilità” del ricorso alla richiesta del concordato preventivo, in quanto avrebbero invocato la necessità di un tavolo di concertazione nazionale, visto che la Gicap ha punti vendita in due regioni, Sicilia e Calabria.
Insomma non è una situazione facile quella dalla quale la Gicap deve venire fuori, con i creditori che potrebbero vedere i loro crediti liquidati in percentuale sul totale e con i lavoratori che sanno già di dover rinunciare ad alcuni diritti pur di mantenere in piedi il proprio posto di lavoro. Prossimo appuntamento lunedì 27 a Roma, proprio per l’incontro con i sindacati. Quelli che oggi hanno disertato la sala piena di padri di famiglia. Capone compreso.