ROMA, 27 MAR – Il sovraffollamento nelle carceri “non è una fake news”: secondo gli ultimo dati, aggiornati al 26 marzo i posti regolamentari disponibili nei 191 istituti di pena italiani sono 46.904 ma vi sono presenti 60.512 persone. Quindi 13.608 detenuti in più, con un sovraffollamento del 129%. È quanto rileva la relazione al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
In un anno, c’è stato un aumento di 2mila detenuti: al 31 dicembre 2017 erano 57.608, al 31 dicembre 2018 59.655. E a preoccupare il garante sono le ragioni alla base di tale crescita, che non è dovuta ai maggiori ingressi ma a un minor numero di dimissioni, 887 in un anno: “molto probabilmente perché si utilizzano di meno le misure alternative al carcere”. Al 20 marzo di quest’anno risultano detenute 1.839 persone con una pena inflitta inferiore a un anno e 3.319 con una pena tra 1 e 2 anni. Si tratta cioè di 5.158 persone che potrebbero usufruire di misure alternative al carcere, ma che rimangono all’interno degli istituti. Per questo per l’autorità indipendente, presieduta da Mauro Palma, è “urgente una riflessione che coinvolga tutti i soggetti coinvolti nell’esecuzione penale, magistratura, amministrazione penitenziaria, operatori del sociale e lo stesso Parlamento” per “rimuovere gli ostacoli che impediscono la concreta applicazione di misure esecutive della pena alternativa alla detenzione, secondo quanto l’ordinamento prevede”.
I SUICIDI IN CARCERE
Nel 2018 ci sono stati 64 casi di suicidio in carcere: un numero che ha segnato un picco di crescita rispetto all’anno precedente, quando erano stati 50. Nei primi tre mesi di quest’anno, si sono tolte la vita in carcere 10 persone, circa una a settimana. Lo rileva il Garante nazionale delle persone detenute nella relazione al Parlamento.
Delle 64 persone che si sono suicidate nello scorso anno, 37 non avevano una pena definitiva, tra questi 22 erano ancora in attesa del promo grado di giudizio. L’età media era di 37 anni e il più giovane aveva 18 anni. Guardando ai numeri degli anni passati non è possibile mettere in correlazione il numero di suicidi con il numero dei detenuti e il disagio che deriva dal sovraffollamento.
Il Garante sottolinea piuttosto “un clima generale che nega la soggettività alle persone detenute”, “un clima che si esprime in un linguaggio che in nulla rispecchia il mandato costituzionale, un linguaggio secondo cui il carcere è il luogo in cui si marcisce e non ci si reinserisce nella società”.
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