PALERMO, 21 FEB – “I fenomeni di bullismo spesso avvengono all’interno della scuola, mentre il cyberbullismo si manifesta nell’arco delle 24 ore e i comportamenti degli autori non sono visibili e difficilmente rintracciabili perché la vittima viene colpita con l’uso di ‘nickname’, con molestie che possono essere devastanti”. Lo ha detto Maria Vittoria Randazzo, procuratore capo della procura per i minorenni di Palermo, intervenuta al convegno, organizzato nel liceo linguistico “Ninni Cassarà” di Palermo dal Corecom Sicilia, dal tema “Insieme per un Internet migliore, contro il cyberbullismo. “Il cyberbullo assume comportamenti violenti pur non avendo contatto con la vittima, e di solito – ha sottolineato Maria Vittoria Randazzo – colpisce chi ritiene ‘diverso’, giovani fragili, portatori di handicap, obesi. Il cyberbullo è un ragazzo tra i 10 e i 16 anni, ma possono essere anche bambini delle elementari, solitamente tende a minimizzare il suo comportamento attribuendo agli altri la responsabilità di quanto messo in atto. Nell’età compresa tra gli 11 e i 16 anni – ha aggiunto Randazzo – riscontriamo che il 30% è costituito da vittime di bullismo e il 10% da vittime di cyberbullismo, le ragazze sono oltre il 70% fra le vittime del cyberbullismo, ma va precisato che ci sono anche molte ragazze, spinte per esempio da invidie e gelosie, che fanno atti di cyberbullismo”. I reati che si configurano vanno dalle minacce alla violenza privata, dall’accesso abusivo al sistema informatico all’estorsione fino al fenomeno del ‘blue whale’, della balena blu che è l’istigazione al suicidio e la maggior parte delle volte questi fatti coinvolgono le famiglie che si trovano del tutto spiazzate. “I genitori non sono preparati al cyberbullismo Bisogna responsabilizzare i ragazzi e le ragazze rispetto alle azioni compiute, solo così si può avviare il percorso di recupero, spiegando il male che hanno provocato agli altri, in questo senso operiamo anche con la mediazione penale, perché anche la vittima deve essere messa nelle condizioni di esprimere la propria sofferenza”, ha concluso Randazzo.
“La legge che disciplina gli interventi per prevenire e combattere il fenomeno del cyberbullismo ha segnato un deciso passo in avanti nel contrasto di questa piaga, ma oggi è necessario lavorare per dare attuazione concreta alla legge e stanziare i fondi necessari perché secondo quanto riportato dalla stampa risulta infatti che la cifra destinata dal Governo nazionale per porre in essere le misure previste dal testo normativo sia di soli 50mila euro annui. Un ordine di grandezza che appare non proporzionato alla gravità del fenomeno”. Lo ha detto il commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Antonio Martusciello, intervenendo al convegno promosso dal Corecom Sicilia a Palermo, in occasione del Safer Internet Day. Per Martusciello “è necessario agire a livello internazionale, coinvolgendo una molteplicità di attori, pubblici e privati, istituzioni, autorità di regolamentazione, imprese e associazioni di categoria, incentivandoli ad assumere un ruolo attivo nel plasmare un nuovo approccio coordinato e multipolare alla sicurezza di Internet”. “La necessità di un intervento sovranazionale è posta anche dal legislatore comunitario che nel ‘General Data Protection Regulation’ chiarisce che per sicurezza delle reti e dell’informazione bisogna intendere anche eventi imprevisti o atti illeciti o dolosi che compromettano la disponibilità, l’autenticità, l’integrità e la riservatezza dei dati personali conservati o trasmessi”, ha ricordato il commissario Agcom, secondo cui “il contrasto al cyberbullismo può passare anche attraverso la tutela e la veridicità dei dati personali trasmessi sulle reti di comunicazione elettronica. Sfruttare il tema della cybersecurity – ha concluso Martusciello – significa utilizzare un argomento molto sentito, per incidere in modo deciso su un tema cruciale come l’utilizzo sicuro della rete per i minori”.
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