21 gennaio ’19 – Numeri ed analisi che portano ad una sola considerazione: «Per Messina serve uno shock. Economico, infrastrutturale, di mentalità». Ad affermarlo è il segretario generale della Cisl Messina che ritorna sul suo intervento nel corso del Convegno “La Sicilia e l’Italia: un progetto di coesione e di condivisione” con dati che fotografano l’attuale condizione di Messina.Dal 2001 al 2017 la popolazione della città metropolitana è diminuita di 30.411 unità (661.708 contro 631.297) e quella del capoluogo di 17.417 (251.710 contro 234.293). Dal 2010 ad oggi gli occupati sono passati da 195.529 (il 29.9% della popolazione) a 178.628 (il 28.3% della popolazione). «Ma quel che balza agli occhi – continua Genovese – sono le fasce dove si registra il saldo negativo di abitanti in città e in provincia, ovvero tutte quelle sino ai 45 anni d’età, mentre crescono quelle dai 46 anni in su. I messinesi vanno via, la città e la provincia invecchia, il territorio muore. E questo è il frutto dei mancati investimenti, del mancato sviluppo in un territorio dove la politica non è stata programmatoria e la gestione amministrativa degli ultimi vent’anni ha compensato il gap sociale ed economico tra nord e sud. Anzi, si è allargata la forbice perché non sono state spese per intero le ingenti risorse europee che, comunque, sono state considerate sostitutive e non aggiuntive degli impegni di spesa ordinari da parte del Governo nazionale. Questo ha portato ad una desertificazione delle aziende con capacità produttiva».A questi numeri si aggiungono quelli sulla disoccupazione, passata dai 30.143 del 2010 ai 58.871 del 2017. E dal 2017 al 2018 si è registrato un calo di assunzioni di 7652 unità (6223 a tempo determinato e 418 a tempo indeterminato, 1011 altre tipologie di contratti). «A conti fatti – sottolinea Genovese – in sette anni abbiamo perso 28.728 posti di lavoro».E quindi, come evidenziato durante il Convegno di sabato scorso al Comune, per Tonino Genovese «serve uno shock, sono necessarie delle azioni di investimenti e realizzazioni infrastrutturali straordinarie ed azioni per rendere competitivo ed attrattivo il territorio».Il riferimento è al Ponte sullo Stretto: «Bisogna che si inizi a scendere in piazza, come hanno fatto a Torino per chiedere a gran voce la Tav. E poi è necessario che sul ponte si esprima il popolo messinese, quello siciliano e quello calabrese: serve un referendum», ribadisce il segretario generale della Cisl. «Soprattutto oggi che ci troviamo in una condizione che conferma ancora una spesa per investimenti proporzionata sul territorio nazionale – aggiunge – non si comprende come e su quali basi il Mezzogiorno e il nostro territorio possano, altrimenti, recuperare questo gap economico ed occupazionale».Sotto la lente d’ingrandimento di Tonino Genovese anche le ultime scelte dell’attuale Governo «che – ritiene – non vanno nella direzione giusta perché, senza esprimere alcun giudizio politico sulla scelta del reddito di cittadinanza, avere messo insieme politiche di sostegno sociale e del lavoro da una parte alimenta confusione e, dall’altra, per un territorio come Messina, in mancanza di lavoro e di possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro, vista la previsione sanzionatoria nell’erogazione del reddito di cittadinanza sull’accettazione della mobilità del lavoratore entro i 100 chilometri, i 250 chilometri e su tutto il territorio nazionale, rischia di diventare un provvedimento istigatore all’emigrazione, aumentando ed alimentando ancora di più il depauperamento della forza lavoro e la conseguente desertificazione e invecchiamento della popolazione delle regioni meridionali».
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20/05/2019