ROMA, 1 SET – Dal 2015 a oggi è salita dall’88% al 91% la percentuale dei Comuni italiani esperti al rischio di frane e si calcola che siano quasi 83.000 le industrie e i servizi in zone ad alta pericolosità. E’ quanto indica il centro studi della Confcooperative, rielaborando dati dell’Ispra.
“È a rischio il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) e oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità pari a oltre 7 milioni di persone. Dal 1960 a oggi conto salatissimo da 240 miliardi di euro”, indicano i dati della Confcooperative. “Le industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata – prosegue la nota – sono quasi 83 mila, con oltre 217 mila addetti esposti a rischio. Il numero maggiore di edifici a rischio si trova in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Al pericolo inondazione sono invece esposte “600 mila unità locali di impresa (12,4% del totale) con oltre 2 milioni di addetti ai lavori”, in particolare in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria.
I rischi riguardano anche il patrimonio culturale: quasi 38 mila beni culturali si trovano in zone a rischio e, di questi, dei quali oltre 11 mila in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata; 40 mila i monumenti a rischio inondazione, 31 mila dei quali “in zone potenzialmente allagabili anche nello scenario a media probabilità”.